dell' « OET » (Roma, 1945). Anche alrestero incontro lusinghierj successi; nel 1945 fu ripreso a Lugano da cc Lib ra Sta1npa », e 11eì 1947 J. P. Sartr la fece tradurre per « Temps Modern s ». L'attuale edizione delle Silerchie (GrAco110 DEBE EDETTI, 16 ottohr~ 1.943, Il Saggiatore editore, N1ilano 19.59) mostra che ssa conserva im1nutato il suo interesse. Storia conte1n1 oranea, la sua, com qnella ad esen1pio del Rossellini di Paisà· ricostruzion diligente ed esatta, eh' subito dopo la liberazione di Roma egli se ne assu11s il compito come il più urgente impegno morale e civile, come il « tributo » improrogabile per 1111 ritorno djsinteressato e totale alla democrazia: la manifestazione postuma di ~olidari tà e di omaggio a una condizione umana. E, sgomento, l'autore ricerca un ordine, una spiegazione, un significato; 1na invano. Anzi, subito si sottrae ad un siffatto ingrato lavoro; sente invece l'eco di una millenaria condanna, di un dolore lontano, antichissimo traverso la scoperta di fatti semphci, quotidiani: « gli ebrei di rione Regola hanno con ·ervato 1abitudine di cori ·arsi p r ten1po. Forse la memoria di un antico coprifuoco è rimasta 11 1 loro sangue: di quando al cadere delle tenebre i cancelli del Ghetto stride ano con una inveterata monotonia che forse l' abitudin a eva resa familiare dolce, ·1 rammentare che la notte non era per gli ebr i, eh p r loro la nott era pericolo di essere presi. multati imprigionab, battuti ». Anche quella sera, come sempr · e al mattino, agli inizi d lla violenta traaedia corale, non i fu « atn10. fera di muta e lTa ecolata solennib\ ». Da una fila all'altra, per la ia dai balconi, lungo il Portico d'Ottavia, furono aridati avvisi e raccoma11dazioni, « con1 nella ita di tutti i giorni » eh' « la fatalità s olgeva il suo co111pito » anoni1no, p netrant : il « dram1na entrava nella vita, i si mescolava ». l\1a nelle or succ: ssi in qu lla tarda mattinala fradicia dj pioggia - dopo il ca1nn1ino incolonnato di quei « poveri piedi » tanto « derisi, già stanchi, già dolenti », dopo la brutale promiscua ·ogta al Collegio 1nilitare - fu un corteo d'anime impietrite, tese, :pinte oltr i confini dell'un1ano, in un mondo allucinato e radicalmente, scientifican1 nte crudele, di « dimensioni incompre1 tsibHi perché diaboliche », om lo d finì il Bizzarri: uno di' quelli che purtroppo Jo ·onobbe. Un corteo con itin rari o ignoto, ma diretto - era sin O\'\·io - erso l\riauthausen o Auschwitz o Buchenwald o Dakau, città ern1etiche· e cioè ver o la disperazione e lo terminio in massa - dopo la perdita d'ogni diritto, dopo torture dopo stenti, fame, freddo; dopo l'abbandono del ivere civil e 1annientamento della personalità. E chi sfuggì a quel 16 ottobre, non si sottrasse che per poco alla barbarie, al cinismo: « il destino li tene a in serbo per le Fosse Ardeatine », o per deportazioni e arresti che si susseguirouo sempre più frequenti dal febbraio del '44 in poi. Tedeschi e fascisti attua ano un programma razionale, preciso; non più soltanto la caccia al sovversi o, al partigiano, ai capi clandestini della politica e dell'esercito, n1a la lotta alr uo1no, l'orrore, la rappre- ·saglia collettiva sulle popolazioni inermj: donne terrorizzate, feritj, bambini, vecchi. 16 ottobre 1943, Fosse Ardeatine, strage di Marzabotto: gli es 1npi limite - tuttavia non i soli e più gravi - che testimoniano il patologico e l'assurdo di un sistema; e che, cl.impeto, riportano aJla memoria - e al no125 . Bibliotecaginobianco
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