rito artistico e fu soltanto nel 1822 che ad opera del Grimm venne fatto del Penian1erone una vera e propria rjabi.litazione, col mettere in luce i suoi non comuni pregi artistici. I giudizi del Croce sul Basile sono jn netto contrasto con quelli che due secoli prima aveva dato il Galiani. Il Croce affermava che il Basile era stato considerato quasi « il Dante » del dialetto napoletano; il Basile « fissò H lessico e la fraseologia per l'uso letterario; gli scrittori che seguirono per circa un secolo e mezzo mostrano tutti di avere studiato piuttosto le opere di lui che il vivo linguaggio del popolo ». Il Malato, nel suo studio, dimostra di aver scelto la via di mezzo fra il giudizio troppo negativo del Galiani e la reazione positiva del Croce, noi, da parte nostra, dobbiamo pur dire che il punto di vista del Croce lo condividiamo « tout court », perchè l'autore del Pentam erone resta per noi « il gran Basile », nonostante che il suo secolo, con tutti i suoi lati negativi, abbia influito in parte sulla sua ispirazione poetica. [R. C.] Ville Vesuviane del settecento • Un piccolo mondo d'architettura e di ambiente architettonico, nello stesso tempo, che viene per la prima volta illustrato, commentato e documentato criticamente in modo esemplare, ci si rivela in tale stato di abbandono, di decadenza e di perdurante n1enomazione che l'elogio appare quasi un anticipo di quello funebre. Si tratta di quella monumentale ghirlanda di ville settecentesche che, tra il mare e le priine pendici del Vesuvio, ancor oggi circondano il palazzo reale di Portici. L'immagine in pietra d'una corte che, dove con più dove con meno di grazia e di sfarzo, si raduna intorno al sovrano. Roberto Pane, assistito questa volta da quattro dei suoi allievi: Alisio, Di Monda, Santoro e Venditti, tutti seguendo la coerenza d'una trattazione unitaria secondo direttive preordinate, prosegue con questo volume (ROBERTO PANE, Ville Vesuviane del Settecento, ESI, Napoli, 1960) il ritratto del volto di Napoli e delle sue coste. Rih·atto che, iniziato con la storia dell'architettura illush·e, s'è andato arricchendo con gli aspetti della città conventuale (uno splendido volume fu dedicato al chiostro delle Clarisse di Santa Chiara dalle fulgenti mattonelle maiolicate, un altro al complesso di San Gregorio Armeno), con le singolarità dell'edilizia spontanea, e avvalentesi d'una co1nplessa e lunga tradizione di cultura, e rustica, deUcatamente ingegnosa nelle sue soluzioni dialettali. Ritratto eh' egli è andato completando lungo tutto l'arco del golfo, dalla penisoìa sorrentina all'isola di Capri, insinuandosi poi ed addentrandosi tra gli speroni e le insenature della costiera amalfitana, non più, in questa ultima occasione, servito dal suo infallibile occl1io fotografico ma dal vivido sentimento dell'artista originale, che si esprime con il linguaggio dei colori. Il libro è stato stampato in bella edizione dalla napoletana ESI, nella collana di « Storia di architettura e urbanistica », promossa dall'Istituto di Storia dell'Architettura di Napoli, e contiene una folla di ri122 Bibliotecaginobianco
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