- sottoprodotti, dei quali in primissimo piano la 'canzone', quelli che alimentauo la voga nazionale del napoletanisn10 u. Napoli è oggi più che 111ai H cc pae ·e delJe ca1tzon i ». ~1a le caI1zoui di cui si parla non sono più quelle che ci ha tramandato la tradizione dei Di Giacomo, dei Russo, dei_ Bovio. Ai te1npi del iul◄ e-box, in cui il « paroliere » ha sostituito il poeta, e la musica ha perduto ogni ·arattere originale fino a divenire un adattamento più o 111enoabile di stili esotici, non c'è uon10 di gusto che non avverta il fastidio per qu sta « voga nazionale » che fa scambiare altri e certamente più preoccupanti aspetti delìa realta napoletana per « colore .locale ». Certo, ancora molto ci arebbe da dire su que.-to argomento; ma, temiamo, che un discorso del genere ci porterebbe lontano, ed in ogni caso ci farebbe discostare dall'opera del Malato, che con vivace senso critico e con sicuro gusto estetico, procedendo dai primi cc gliuo1nmeri » alle « villanelle », dai versi del Cortese e del Basile fino alle sottHi vibrazioni dei versi di « Ariette e Sunette » ed a quelli più coloriti e vivaci di cc 'O Cantastorie » e « 'Mparaviso », offre, come già abbiamo rilevato, non solo agli eruditi, ma anche al lettore più sprovveduto una soddisfacente jnformazione della poesia dialettale napoletana. Se si tiene conto che buona parte della selva selvaggia della letteratura napoletana è tuttora inedita, mentre quella pubblicata è spesse volte starnpata male, con errori di trascrizione, quando addirittura non è irreperibile o da ricercarsi in sparsi atti accademici, la fatica di Enrico Malato non deve essere stata delle più lievi. Non di rado accade infatti che il manoscritto originale delle opere e l' « edizione principe » manchino, mentre è offerto allo studioso un panorama di molte edizioni scorrette, perchè, come rileva . il Malato nella sua introduzione, cc criterio costante degli editori napoletani sembra sia stato quello di correggere liberamente il testo dove fosse sembrato opportuno, anzi, senza alcun criterio critico ». Per quanto riguarda i testi tramandati oralmente; il Malato ha attint alle raccolte - certamente migliori fra le altre - di Casetti-Imbriani e Molinaro Del Chiaro. Di tutti gli autori presi in considerazione, il ~1alato offr una scelta significativa ed esauriente; e, a nostro parere, i versi da lui raccolti potrebbero anche stare da soli - indipendentemente dalle note critiche del Malato - tanto è convincente il criterio antologico seguito e cc accontentare - come rileva Gino Doria nella sua prefazione - ampiamente quanti volessero gustare la musicalità e la icasticità dei versi senza preoccupazioni estetiche o storicistiche ». Segnaliamo tuttavia come particolarmente interessante nella trattazione del Malato la ripresa della polemica su Giambattista Basile. È noto che il Galiani nelìa sua opera fondamentale sul cc Dialetto napoletano » fu tutt'altro che benevolo verso il Basile, considerando il suo Pentarnerone cc villana e sconcia cosa » e affermando che cc l'autore per rendersi lepido, non s'astenne dalle più grossolane oscenità nè dalle immagini più schifose ... questa è la giusta idea che convien formarsi del fatale libro, cagion primaria non solo della deturpazione del nostro. dialetto, ma della totale corruzione dei nostri costumi ». I critici del secolo del Galiani, e lo stesso abate non ne intesero lo spi-- 121. Bibliotecaginobianco
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