È innegabile tuttavia una distinzione tra la fascia costiera, ove da tempo corre la ferrovia e dove si sono sviluppati con maggiore o minore intensità i commerci - soprattutto dopo la sparizione della malaria - e i paesi del latifondo contadino: villaggi in gran parte stabiliti sulle cime delle colline o sui pendii delle montagne, circondati da_campi solitari, privi di alberi e di case, e spesso collegati alla pianura da semplici mulattiere. Ed è in questi abitati che coloro che viaggiano nel Mezzogiorno si accorgono meravigliati quanto sia arretrato il tenore di vita meridionale. L'isolamento imprime una nota particolare ai costumi, alle abitudini, alle espressioni religiose e sociali di questi insediamenti del latifondo contadino. In uno scritto dedi.cato ad uno di questi comuni perduto sulle sterili zone collinose all'interno della costa ionica calabrese - e ch'io raggiungevo dopo nove ore di cammino notturno - ho cercato di rappresentare lo stato d'incredibile, crudele arretratezza della loro esistenza. Nel terremoto del 1908, su 135 misere case, solo 15 erano rimaste illese, parecchie crollarono, altre ebbero lesioni più o meno gravi. La legge richiedeva per le nuove costruzioni il cemento armato; ma mancavano le strade per trasportare il ferro ed il cemento. Così la popolazione si annidò tra le rovine. Scuole non ve ne erano; le maestre istruivano come potevano i bimbi nelle loro camere da letto senza finestre, tenendo la porta aperta. Nessun dottore. Per casi gravi si chiamava quello del comune più vicino a sei ore di mulattiera; nessun farmacista, nessuna levatrice, ma una vecchia pratica dalle mani tremanti. Per andare sui loro campi i contadini dovevano, per mancanza di un ponte sul torrente, che scorreva in una gola profonda nove metri, b·aversare a cavalcioni una trave lunga dieci metri e spessa 25 centimetri. Nove o dieci erano le persone precipitate giù uccidendosi. I bimbi, che presentavano talora i sintomi della fame, erano nutriti con un pane fatto di pasta di lenticchie, di ceci e di orzo. Il catasto, ancora quello dell'epoca borbonica, era completamente sbagliato e causa d'ingiuste multe ai disgraziati caprai quando portavano al pascolo le loro bestie. L'inchiesta portò alcuni miglioramenti, ma quanti non sono i villaggi, le frazioni di villaggi nelle zone di latifondo contadino in quelle disumane condizioni? Non deve quindi meravigliare se sia bastato talora un piccolo aumento della pressione dei tributi comunali, un qualsiasi inasprimento della politica doganale per mettere in agitazione quelle misere masse e condurle alla sommossa. La rivolta di alcuni comuni della 107 Bibliote'caGino Bianco
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