Salvemini, af:finchè la voce dei loro rappresentanti potesse risonare in Parlamento. Al secolare malanno della malaria Fortunato reagì proponendo con il Celli ed il Franchetti la legge sul chinino di Stato; alla povertà morale ed intellettuale della borghesia meridionale, scultoreamente descritta dal Salvemini, appoggiando ogni iniziativa, ogni legge volta all'educazione dell'infanzia ed alla creazione di scuole nei paesi del Sud. Cosciente dello stato di abbiezione in cui si trovava il Mezzogiorno, egli, pur provenendo da famiglia borbonica, ebbe una fede inconcussa sulla efficacia rigeneratrice dell'unità nazionale e sempre sostenne contro i facili detrattori, in Parlamento come nei suoi scritti, il cammino compiuto dopo il Risorgimento dalle regioni del Sud. « Il clima - aveva scritto il Fortunato - ben più del suolo rende il Mezzogiorno dissimile e di valore economico inferiore alla rimanente penisola ... perchè il sole e l'acqua, i due massimi fattori della vegetazione non si accompagnano mai nel Sud; perchè il sole, quando incombe, brucia e l'acqua, quando cade, distrugge; quindi rinnovare i pascoli, i boschi di alto fusto, le selve cedue e sostituire a una cerealicoltura di rapina, uno dei più evidenti ostacoli al risorgimento agrario del Mezzogiorno, la vegetazione arborea della vite, dell'olivo, del mandorlo che si avvantaggiano della grande luminosità del cielo e del clima meridionale ». Tutti i moderni tecnici agrari hanno riconosciuto che l'arretratezza del Mezzogiorno è dovuta ad una economia in prevalenza di cerealicoltura e pastorizia a regime di latifondo, caratterizzato nelle zone collinose e montagnose da una quantità di piccole e medie imprese contadine (latifondo contadino : 48,84) e solo in minima parte da grandi e medie aziende a carattere capitalista (4,9%). Lungo la costa, invece, è sviluppata la cultura intensiva arborea (degli olivi, mandorli, agrumi, viti) ortofrutticola (27,4 %) di cui meno di un quinto irrigata e mancante di una moderna organizzazione per il collocamento dei prodotti e caratterizzati da periodi di depressione e d'effimeri profitti. Infine, una parte dei terreni è ad agricoltura promiscua (25,9%). Nel suo insieme, afferma uno dei nostri migliori tecnici, M. Rossi Doria, « gli ordinamenti, i rapporti, la struttura sociale dell'agricoltura meridionale, sono ormai in netto contrasto con le più elementari esigenze della civiltà, della produzione e della tecnica ». 106 BibliotecaGino Bianco
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