Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

• Comune di Napoli, l)eraltro, non riportano notizie circa le ditte industriali o artigiane. Quindi in proposito è possibile solo un accertamento in linea' di massima. La Tavola X, compresa nel secondo volume della Relazione illustrativa del nuovo Piano Regolatore localizza, mediante vari simboli, nella fascia dei cc borghi » periferici - esclusa la zo11a'industriale vera e proprià - 23 industrie: 3 alimentari e 20 cc piccole industrie » 9 • È evidente quindi che la manodopera industriale nei « borghi » periferici è in netta minoranza rispetto a'gli artigiani. Inoltre, trattandosi in genere di impieghi in industrie conserviere, le prestazioni sono quasi sempre stagionali e mal retribuite. Fra quelle dei « borghi » periferici la situazione media degli addetti alle industrie conserviere si verifica a Barra. Qui, tranne i pochissimi cl1e sono occupati presso l' Aerfer di Pomigliano d'Arco e presso le Raffinerie, la gran parte degli « attivi » che risultano addetti al settore secondario, lavora presso le industrie conserviere loca·li e di S. Giovanni a Teduccio. Nelle fabbriche conserviere si lavora solamente nel periodo estivo, in industrie private che, spessissimo, retribuiscono con un sottosalario, - specialmente il personale femminile - senza corrispondere contributi o assegni di sorta. Le famiglie così accumulano quel reddito che dovrà ba·stare per tutto l'anno. Il più delle volte, d'inverno, si riesce a vivere rivendendo o pegnorando quanto era stato acquistato durante l'estate. La situazione media degli artigiani dei cc borghi » periferici si verifica a S. Pietro a Patierno. Qui, a·d esch1sione delle pocl1e maestranze industriali (circa 200 persone), la gran parte degli addetti al settore secondario lavora in proprio come artigiano calzolaio. Siccome, in particolare nel settore delle calzature il prodotto artigianale e stato soppiantato da quello dell'industria, questo ceto artigiano è in crisi. Questo accade anche nei quartieri del centro di Napoli dove i calzolai sono meglio organizzati. Gli artigiani di S. Pietro, non potendo sostenere la concorrenza, fabbricano esclusivamente un prodotto destinato a quanti non possono permettersi la spesa di un paio di scarpe nuove: riadattano le scarpe vecchie, con suole scadenti e cartone, attraverso un particolare processo di trasformazione, e le rivendono poi sui mercati della provincia. Il guadagno oscilla tra le 50 e le 200 lire per paio: nella maggior parte 9 La Relazione citata avverte: « Le piccole industrie sono molto spesso alloggiate negli scantinati o nei cortili dei vecchi palazzi, con vari adattamenti ». 99 Bibliotecaginobianco

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