Nord e Sud - anno VII - n. 2 - marzo 1960

tuazione italiana; una soluzio11e, è appena necessario aggiungerlo, cl1e spianerebbe, di nuovo, la strada ad un fronte popolare e a possibili maggioranze assolute socialcomuniste. Ma, si dirà, il sen. Merzagora non può essere responsabile dell'uso che vien fatto delle sue parole : ora, ciò è vero solo fino ad un certo limite, sia perchè si posso110 i11terpretare in un certo modo soltanto parole che siano in qualche modo suscettibili di una certa interpretazjone, sia perchè qua!1do si ricopre la carica di Presidente del Se11ato occorre essere sette volte più prudenti di quel che sia' necessario quando si è semplicemente ra1Jpresentanti del popolo, e di più si l1anno numerosi altri modi di interrompere i « penosi riserbi » e di manifestare, ai maggiori responsabili della politica italiana, le perplessità e i timori cl1e certe situazioni fanno insorgere nell'animo e nella mente. D'altra parte, se il sen. Merzagora riteneva essere suo assoluto dovere il dire pubblicamente tutto cjò che ha detto, avrebbe dovuto farlo da] suo banco di senatore, o almeno rassegnare le dimissioni st1bito dopo jl suo discorso: la sua presa di posizione era, in effetti, così diretta e polemica da esigere una risposta; ma il suo rango di Presidente del Senato impediva che questa risposta fosse data altrimenti che in forma assai involuta e circospetta; infatti, coloro che erano stati attaccati, e pesantemente attaccati, non avrebbero potuto reagire con altrettanta violenza senza togliere qualcosa al prestigio del secondo personaggio dello Stato. Che il sen. Merzagora non si sia avveduto di ciò stupisce; e si è attoniti addirittura che le dimissioni siano sopravvent1te a qualche giorno di distanza dal clamoroso intervento, per il fatto cl1e l'on. Moro, non si sa bene se nella sua qualità di Segretario della D.C. o i11quella di direttore de Il Popolo, l-1a avuto occasione di manifestare il suo dissenso dal contenuto del discorso del 25 febbraio. A parte l'i11coerenza che, come è stato da più parti osservato, si manifesterebbe qui tra le parole e i gesti, si vie11e a creare il singolare precedente che un Presidente del Senato - il quale, come è noto, non vota! - può fare un discorso come quello pronunciato dal sen. Merzagora senza dimettersi, ma cl1e debba dimettersi, tuttavia, allorchè il quotidiano del partito di maggioranza pubblica il testo di tale discorso non già in prima pagina e su otto colonne, ma su una colonna sola e in seconda pagina! Se è su questi precedenti che devono fondarsi le tradizioni parlamentari in Italia, c'è veramente molto poco da stare allegri, e' è veramente di cl1e preoccuparsi per gli istituti della democrazia nel nostro paese. 8 Bibliotecaginobianco

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