Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

per la sua formazione, sembra dunque che dovesse nascere la stampa della sinistra democristiana, non solo per propugnare, in diverse gradazioni, l'apertura a sinistra, ma anche per ogni altra futura evenienza. L'operazione avrebbe dovuto completarsi con l'acquisto, da parte di un gruppo finanziario siciliano, del pacchetto azionario e dello stabilimento tipografico romano del « Corriere dello Sport », e col dar vita ad un grande quotidiano della: sera, che dovrebbe veder la luce nei prossimi mesi, prendendo quel posto che la crisi del cc Giornale d'Italia », divenuta manifesta proprio nelle ultime settimane col licenziamento di un centinaio di tipografi e di molti redattori, l1a lasciato quasi libero (a pa1te la massiccia presenza dei comunisti con il cc Paese sera », assai ben fatto al contrario de « Il Giorna1e d'Italia »). Poi si sarebbe dovuto provvedere alla riorganizzazione degli altri giornali della cc catena», suscettibile di ulteriori espansioni anche e soprattutto nel Mezzogiorno. Noi non sappiamo se molte delle notizie cl1e sono circolate risulteranno vere, alla prova dei fatti; non sappiamo nemmeno se tutta la operazione doveva nascere con quelle caratteristiche di serietà che le avrebbero garantito di andare in porto, le ultime notizie anzi dicono che tutto si è fermato. È certo, però, che qualcosa si muove, e grandi manovre sono in corso; non è improbabile che grossi interessi si mobiliteranno dal campo opposto per correre ai ripari, e ridurre la portata dei mutamenti che si preparano. Già si dice, per esempio, che la Fiat è entrata in lizza per assicurarsi il controllo del secondo quotidiano torinese, cc La Gazzetta del Popolo ». Ed è ancora presto dal momento che non si conoscono i particolari delle operazioni finanziarie, nè si sa quali sono i grt1ppi pubblici e privati che vi avrebbero dovuto partecipare per esprimere una opinione sull'ortodossia di tutta la faccenda dal punto di vista del capitale a pa1tecipazione statale che verrebbe ad essere impegnato. In proposito si dovrebbe dire che anche a noi non piace Io Stato editore; ma se non v'è altro mezzo per rompere il monopolio della Confìndt1stria sulla stampa che una partecipazione di aziende pubbliche ad alcune imprese giornalistiche, noi non possiamo non accettare questa partecipazione come dovuta ad uno cc stato di necessità ». Taluni casi dovrebbero aver insegnato che un tale tipo di stampa non può illudersi di mantenere a lungo la propria indipendenza dai governi. E i governi, si sa, possono essere orientati a sinistra, o a destra, com'è quello attuale. Vorremmo che i promotori della nuova iniziativa tenessero ben presente questo esempio, per non trovarsi di nuovo, domani, dopo aver scandalizzato ancora una volta quei rigidi custodi del denaro pubblico che montano la guardia ai giornali della Confindustria, ad aver lavorato per il Re di Prussia. CARLO MAGGI 87 . Bibliotecaginobianco

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