Cos'è che ha determinato queste tre dimissioni che sembrano legate l'una all'altra da uno stesso filo e dagli stessi segreti motivi? Non è troppo difficile scoprirlo, solo che si segua con qualche attenzione la cc linea» de cc Il Tempo » negli ultimi due anni. Il quotidiano di Angiolillo, notoriamente confindustriale (in una riunione alla Confindustria, Costa e De Micheli asserirono addirittura di « aver Angiolillo nel taschino » .••), non era sordo, però, fino a qualche mese fa alla buona amicizia dell'ENI, e dell' on. Mattei. Acquistata da Fassio la metà del pacchetto azionario, l'armatore genovese, uomo non certo di sinistra, ma· tenace avversario di Angelo Costa, chiese che il giornale assumesse un indirizzo di assoluta indipendenza dalle direttive confindustriali; il che gli riuscì di ottenere con qualche fatica, data la presenza ne « Il Tempo » di numerosi giornalisti « accreditati » presso la· Confindustria, da Zincane ad Artieri. In più di un caso, lo stesso Angiolillo si vide costretto a intervenire direttamente perché la linea del giornale non si discostasse da quella che aveva concordata con Fassio. La campagna contro Angelo Costa, infine, faticosamente intrapresa, diede luogo, com'era da pensare, ad una prima e massiccia controffensiva nei riguardi de « Il Tempo», mercè quella che negli ambienti giornalistici è stata chiamata una « congiura » a largo raggio, che avrebbe dovuto sottrarre al quotidiano di Angiolillo alcuni dei suoi elementi migliori, a loro volta d'accordo con gli esponenti confindustriali, per portarli al cc Giornale d'Italia n. A tal fine furono tenute - a quanto sembra - diverse riunioni a: casa del prof. Giovanni Balella, ex segretario generale della Confindustria con Volpi di Misurata, e tuttora consigliere dei maggiori gruppi monopolistici italiani, oltre che Amministratore unico dell'azienda del « Giornale d'Italia ». Ma la manovra per sottrarre redattori al giornale di Angiolillo e trasferirli nel quotidiano più direttamente controllato dalla Confindustria: non riuscì completamente anche perché parecchi degli elementi disposti a secondare gli intenti di Costa e De Micheli non pervennero ad un serio a·ccordo finanziario. Il prof. Balella riuscì quindi ad assicurarsi la collaborazione del solo Egidio Sterpa, un esaltato neofa:scista - noto anche per una risibile « sfida » all' on. Scelba, per la q11estione di Trieste ci sembra - cl1e per qualche tempo fu a·ssunto al cc Giornale d'Italia » come redattore capo per poi passare, con semplici funzioni redazionali, al cc Corriere della Sera ». Libero Palmieri, che veniva indicato come uno fra· i « congiurati », si trasse indietro all'ultimo momento, e così anche Alberto Giovannini, il quale, solo otto mesi dopo, ritenendo la sua posizione ormai compromessa, optò per la direzione del « Roma », negoziando con Lauro jl suo passaggio al quotidiano napoletano. Senonché l'indipendenza del giornale pretesa da Fassio dopo che ebbe acquistato metà del pacchetto azionario, non doveva esplicarsi, a parere di quest'ultimo, soltanto nella sfer~ dei rapporti con la Confindustria, bensl anche di quelli con l'ENI. In particolare r armatore genovese 85 _Bibliotecaginobianco
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