dei tuguri e delle plebi napoletane di un secolo fa fece sui garibaldini appena giunti a Napoli, non può fare a meno di riconoscere che quelle stesse paTole, per talune zone della nostra città, sono, purtroppo, ancora valide: cc Grande, immensa, varia da perdervisi, e fastosa fin nello sfoggio della miseria. No11vidi mai sudiciume portato in mostra così! Ho dato una corsa pei quartieri poveri; c'è qualcosa· che dà al cervello come a traversare 11npadule. La gente vi brulica, bisogna farsi piccini per passare, e si vien via assordati. Ma· su tutte quelle facce si vede l'effusione di un'anima che si è destata e aspetta ... » . Infatti, aspetta ancora. E non certo le celebrazioni del '60. L'altro problema che si potrebbe prendere impegno di avviare a soluzione è quello di porre fine a uno dei più i11credibili assurdi della nostra città, cl1e mentre fu la prima in Italia a possedere una Metropolitana, è l'ultima a se11time i benefici, perché in quarant'anni nessuno ha saputo mettere a tacere quanti si oppongono al prolungamento dell'unico tronco esistente, in modo da congiungere il centro e il nuovo rione della Carità alla sotterranea. Natura1mente nessuno scrive o ricorda che la mancata soluzione di tale quasi semisecolare problema è la causa unica e vera dei pa·zzeschi ingorghi di traffico che funestano la vita cittadina in tutte le ore del giorno. Facciamo dell'ironia? Ebbene, se abbiamo l'aria di farne, la colpa· non è nostra, ma dei fatti che sono ironici per conto loro. Viviamo in uno dei periodi più bui della storia della nostra città, che ancora: non si è riavuta dalla virulenta sbornia laurina del '52-58 e stenta a· rendersi conto della realtà. Quella che si presenta al nostro sguardo trepidante, pur se deciso alla crudeltà di non nascondersi nulla, è una città caotica e cresciuta senza sviluppo, in maniera abnorme, come bene sta a simboleggiaTe il priapico grattacielo che ormai ha bravamente sostituito il Vesuvio nel panorama cittadino; con quasi tutte le sue piaghe secolari ancora aperte, isola di miseria· in un Mezzogiorno che non è più q11ello di prima, dove esistono città interamente rifatte alla moderna, che non hanno molto da invidiare ai più progrediti centri del Nord. In questa situazione, agitarsi perché Napoli resta indietro a Torino in fatto di organizzazione delle celebrazioni di un evento per molti dei suoi abitanti ancora misterioso, è in qualche modo un non senso. Politicamente e patriotticamente, forse, una: cosa utile da farsi sarebbe quella di diffondere un volumetto rievocativo degli avvenimenti che condussero alla liberazione di Napoli, nel quale le colpe del regime borbonico venissero messe a nudo non meno di quelle della classe dirigente che in un secolo ha perpetuato, per quanto riguarda: Napoli, il metodo e il sistema del quieta non movere. Non è un caso che il nostro maggior quotidiano cittadino abbia anticipato i tempi, celebrando il '60 du coté della dinastia borbonica·, tentandone una maldestra apologia sotto il pretesto dell'obbiettività storica e, accortosi poi della gaffe, iniziando la narrazione degli stessi eventi du coté dei garibaldini - come se la storia potesse mai nascere dai giochetti dell'opportunismo politico o giornalistico; e non è nemmeno un caso che quel giornale abbia· ospi82 Bibliotecaginobianco
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