Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

residenza, che sono stati invitati ad esprimere il proprio pensiero su quella che ritengono la: guisa più opportuna di una celebrazione del primo centenario del 1860 a Napoli. Dalle interviste, accanto a molte osservazioni acute e a proposte sensate e accettabili, come quella del Doria, di diffondere in edizione popolare nelle scuole cittadine le Ricordanze del Settembrini (e perchè non la stupenda Protesta, che i nefasti dell'Amministrazione Lauro hanno caricata di un'incredibile attualità?); e come l'altra dello Zaghi di un Convegno di studi e di una 1nostra di cimelii alla Reggia; dalle interviste, dicevamo, traspare tuttavia la preoccupazione che Napoli arrivi una volta ancora in ritardo per t1ueste celebrazioni; che Napoli non abbia: avuto la capacità o l'abilità di farsi dare un certo numero di miliardi dal governo per questo scopo, come invece, per il '61, ha fatto già, tempestivamente, Torino; che, infine, gli enti economici napoletani non siano stati sollecitati o non abbiano ritenuto opportuno, finora, di intervenire stanziando fondi, ecc. Ora è bene dire subito che queste preoccupazioni ci sembrano eccessive. Che il Comune di Torino abbia incassato un certo numero di miliardi dei contribuenti italiani per le celebrazioni del '61, è un fatto che non possiamo considerare con entusiasmo, per il semplice motivo che nessuno sforzo di mero carattere finanziario riuscirà a incrementare i sentimenti civili e patriottici degli italiani, in questi ultimi anni decaduti in maniera preoccupante; e per l'altro motivo, più complesso, che un Paese incapace di pagarsi una vita scolastica e universitaria degna della sua elevata civiltà, non può permettersi il lusso di grandeggiare quando si tratta di festeggiamenti e di celebrazioni fatalmente destinati, come tutte le cose di questo genere, a lasciare il tempo che trovano. Intanto ci pare che Napoli, che pure dette all'unità italiana, oltre tutto, un grosso contributo finanziario, sia pure costituito da t1n tesoro messo insieme dal suo reazionario e criminale governo con l'arresto di ogni riforma dal 1794 al 1860, abbia, anche se per Io scarso spirito d'iniziativa dei suoi dirigenti, fatto benissimo a non chiedere miliardi al governo. A Napoli i miliardi servono per ben altre ragioni. E poiché i caroselli storici e le sfilate in costume, a: quanto si sa, non ci mancheranno davvero, e ancora, dal momento che gli studiosi seri non hanno poi bisogno di esser riuniti in convegno per fornire contributi di storia napoletana, mentre l'esperienza sta a mostrare che i Centenari non ispirano obbligatoriamente i ricercatori, ai quali le suggestioni e gli spunti vengono- forniti da occasioni imprevedibili e in certi casi perfino incredibili, noi oseremmo proporre una celebrazione di gran lunga più semplice della data che congiunse Napoli alla nazione italiana. Comincino dunque le autorità ad avviare a soluzione almeno un paio dei più urgenti, tragici, vergognosamente vistosi problemi della ex capitale del regno borbonico: per esempio, con l'impegno di mettere una volta per sempre la musert1ola agli interessi coalizzati che da lustri ritardano il compimento della via ~1arittima e di ripulire e bonificare quella zona di Napoli che per prin1a vide i liberatori. Chi ricorda le pagine con cui l'Abba descrive la penosa impressione che lo spettacolo 81 • _ Biblioteca_ginobianco

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