interni dell'INU; è il nostro interesse di cittadini che viene messo in gioco, di cittadini meridionali, e - ci sia permesso dirlo - di ·meridionalisti. Si deve infatti tenere ben presente che la battaglia per uno sviluppo coordinato e per una efficiente pianificazione nel nostro paese è stata, prima di tutto, una battaglia meridionalista. Nel settembre del '48 l'INU e gli urbanisti italiar1i non avevano ancora messo a punto i loro strumenti teorici e si dibattevano fra i postumi dell'urbanistica razionalista: soltanto un gruppetto piemontese, sotto la· guida di Giovanni Astengo, lavorava intorno ad uno schema di piano regionale. Contemporaneamente, però, a Bari, in un convegno promosso dalla Fiera del Levante, venivano impostate le linee principali di una politica antidepressiva, da attuarsi con interventi pianificati, programmati nel tempo, diretti a modificare l'ambiente e a dotarlo di infrastrutture. In pari tempo si auspicava· un'ampia liberalizzazione degli scambi e delle migrazioni, una valorizzazione delle autonomia locali, una pianificazione democratica, insomma, secondo i più moderni esempi che venivano sopratutto da oltre Atlantico (la: T.V.A.). Queste idee, che costituiscono l'essenza di quel « nuovo meridionalismo » che ha distinto negli ultimi anni le posizioni delle forze politiche più illuminate del Mezzogiorno, hanno ispirato e guidato realizzazioni come la Cassa del Mezzogiorno e la Riforma agraria. Ed ogni volta che il clientelismo, il sottogoverno, le manovre e le opportunità politiche hanno fatto deviare l'azione antidepressiva nel Sud dalle sue linee fondamentali, non è mai mancata l'opera di critica, di stimolo, di polemica, anche accesa e violenta, da parte delle forze meridionaliste, perché l'attività di pianificazione, di riforma, di trasformazione delle strutture riprendesse il suo giusto corso. Intanto, a: contatto con le esperienze, con le realizzazioni, inchieste, studi e contributi vari, si affinavano e si approfondivano i concetti e gli strumenti fondamentali, tecnici e politici, per una pianificazione nel nostro paese. Occorrerebbe a questo proposito una lunga bibliografia, ma basterà citare come esempio tutta l'attività di « Nord e Sud», della SVIMEZ, di « Civiltà degli scambi», per rendersi conto della mole di lavoro che la cultura meridionale ha svolto in questo campo. E non si creda che i vari aspetti del problema siano stati riguardati sotto un limitato punto di vista regionalistico. I lettori avvertiti sanno che la cultura meridionalista ha ormai dimostrato chiaramente che j problemi cosiddetti « meridionali » sono problemi in realtà connaturati a tutta la società italiana, e che trovano le loro ra:dici in una disintegrazione del rapporto città-campagna, in un inorganico sviluppo della rivoluzione industriale, in una arretratezza generalmente diffusa anche quando sembra rivestita dagli orpelli della prosperità. Le conseguenze più appariscenti di queste carenze strutturali non appaiono soltanto visibili nel Sud, ma se ne possono cogliere aspetti altrettanto crudi e tragici nello stesso sviluppo delle grandi metropoli settentrionali, nelle stesse più urbanizzate campagne del Nord, nella somma di miserie che 79 _Bibliotecaginobianco ,, . ..,
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