Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

particolare taluni democristiani (come, tra gli altri, Tommaso Morlino, Benedetto Baccaro, Ugo Pesce) e i liberali di sinistra (come chi scrive queste righe); mentre dell'opera di Dorso dovettero cercare di avvalersi - « strumentalmente », come suol dirsi - i « giovani » comunisti. Maturavano intanto la crisi del P.d'A. e quella del Partito liberale. A Napoli non fummo in molti a uscire dal Partito liberale con Felice Ippolito e Ferdinando Isabella; assai più numerosi furono coloro che uscirono dal P.d'A.: con Omodeo, Filippo Caracciolo, Guido Macera, e'erano anche Renato Giordano e i suoi amici della sezione giovanile. E fu poco dopo le due scissioni che Filippo Caracciolo ebbe mandato di organizzare a Napoli la campagna elettorale dellEJConcentrazione democratica e repubblicana: nella lista dei candidati, intorno ai quali ci ritrovammo tutti, figuravano i nomi di La M alfa e di Omo deo (che morì prima del 2 giugno), di De Ruggiero e di Mario Vinciguerra, di Filippo Caracciolo e di Felice Ippolito. Questi nomi non attirarono i suffragi che noi,' carichi allora di tutte le illusioni dei giovani che « vedevano» per-la prima volta la lotta elettorale, avevamo sperato di poter raccogliere. I nostri legami, però, risultarono assai rinsaldati dopo quella ultima vicenda dell'immediato dopoguerra; e molti di noi comincia1·ono a comprendere quali difficoltà attendevano la parte politica alla quale avevamo aderito, per tradizione e per elezione a un tempo. Ora, altri, nuovi problemi si ponevano: stabilire i confini del meridionalismo democratico, chiarire i rapporti con i comunisti, denunciare come nefasti alla democrazia e al meridionalismo i legami frontisti che i comunisti cercavano di annodare, non senza successo, con tutti i vecchi gruppi democratici e antifascisti del Mezzogiorno. Entrati nel Partito repubblicano, Michele Cifarelli e Guido Macera tennero a questo proposito posizioni molto ferme e decise; dal canto suo, Manlio Rossi Doria, in un convegno per le bonifiche, tenutosi in quei mesi a Crotone, reagì non meno fermamente agli interventi dei vari Sereni e Miceli, denunciando il carattere demagogico, e « strumentale », dell'agitazione comunista nelle campagne rrieridionali. Renato Giordano fece la sua parte collaborando attivamente da Napoli all' « Italia socialista» di Garosci (che ebbe grande infiuenza ai fini della formazione politica di tutti noi, la quale richiedeva appunto quegli arricchimenti e per{-ezionameriti che il giornale di Garosci dispensava generosamente ai suoi lettori): ricordiamo, tra l'altro, la dura recensione che Renato Giordano scrisse di un pamphlet frontista ( << Il Mezzogiorno all'opposizione ») che Emilio Sereni aveva pubblicato dopo che i comunisti erano stati messi 6 Bibliotecaginobianco

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