Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

già pronto, del quale non potrebbero non tener conto; mentre con opportune pressioni e manovre si cercherebbe di condurre in porto al più presto l'iter di presentazione a·l Parlamento. È evidente che queste due tendenze non si possono distinguere nettamente l'una dall'altra: l'esigenza di arrivare ad una rapida impostazione dello schema di legge, e quindi la necessità di tener conto degli studi precedenti, non possono infatti essere trascurate; nè possono essere trascurati l'atteggiamento e l'eventuale collaborazione del Ministero, tanto più che in esso si trovano a coprire funzioni di alta responsabilità urbanisti di chiara fama. Ma, al di là dei due diversi atteggiamenti, stanno in realtà due diverse concezioni dell'attività urbanistica, quali erano già state individuate e definite da Giuseppe Samonà in un saggio apparso sul N. 20 della rivista cc Urbanistica». Enunciando alcune « proposte per un avviamento dei processi urbanistici verso la pianificazione totale », egli infatti concludeva: cc Finché continueremo a costruire strutture urbane servendoci della sola dimensione fisica offerta dall'edilizia, non potremo tentare le vie adatte per un ridimensionamento dell'unità urbana che includi e coordini le attività sociali, di cui sono costituiti i grandi insediamenti umani con milioni di abitanti. In essi continueremo a costruire case e case, interi quartieri ai loro margini sempre crescenti, e continueremo a incasermarvi una umanità senza mezzi adeguati di sussistenza. Larghe zone passive della città si continueranno a creare, che graveranno su tutti i cittadini e decadranno rapidamente per mancanza di interessi interni. Eppure siamo coscienti che la città non è fatta di sole case, ma, oltre a queste, di un numero sempre maggiore e sempre più complesso di unità produttive locali che sono il suo sangue: unità di lavoro e produzione, che abbiamo calcolato possano estendersi di norma per circa 1/6 della intera superficie urbana, e di cui quelle non afferenti la distribuzione debbono esser pianificate con I' inurbanamento, se vogliamo che rendano attiva nel profondo la vita sociale di una grossa comunità. Finché non avremo i mezzi legali per dirigere queste unità attive, preordinandole secondo dimensioni adeguate alle forze del lavoro, non illudiamoci di poter migliorare con piani regolatori le nostre grandi città ... ». Di contro a questa visione, del piano come programma politico riguardante lo sviluppo di tutte le attività sociali nel territorio, sta una· visione più ristretta e tradizionale dell'attività di pianificazione, che considera il piano carne ordinamento e codificazione dello sviluppo edilizio. Ma - sono ancora parole di Samonà - cc un'esperienza troppo facile ci insegna che qualunque norma giuridic~ rivolta alla sola pianificazione di viabilità e di edilizia è del tutto insufficiente a rimuovere i mali della: città, soprattutto quelli delle grandi città, in cui lo squilibrio economico che tormenta il mondo raggiunge le punte più elevate e crudeli, creando il contatto fisico fra le più grosse concentrazioni di ricchezza e le più gravi espressioni di miseria ». È proprio da questa visione limitata dell'attività urbanistica che possono na·scere gli equivoci del tipo di quelli che sono impliciti nella • 77 Bibliotecpginobianco ..

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