Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

l)retese non sembrano avere limite, perchè a ogni richiesta avanzata da monarchici e missimi corrisponde una pressione della Presidenza del Consiglio sulle organizzazioni democristiane del Sud, perchè l' on. Segni non sembra affatto rendersi conto della responsabilità che storicamente egli si assume determinando un siffatto impaludamento della situazione meridionale. E infine, per quanto riguarda sia raspetto quantitativo che quello qualitativo del prezzo che l' on. Segni paga' ai suoi partners fascisti, va detto - e soprattutto va ricordato ai democristiani di tutte le regioni e di tutte le correnti - che socialdemocratici e repubblicani, quando facevano parte del governo di coalizione democratica, non hanno mai ottenuto, e non hanno mai chiesto, le contropartite di sottogoverno che nel Mezzogiorno sono state elargite in questi ultimi mesi ai partiti di destra. Così come va ricordato ai democristiani del Mezzogiorno, ai notabili e ai militanti, che tutto ciò che sta avvenendo non può rimanere senza conseguenze sia sul piano elettorale (si pensi per esempio!' alle « amministrative » napoletane, ora che la D.C. ha dovuto cercare:- e pagare, l'aiuto di quello stesso Lauro e dei suoi consorti che erano stati denunciati, e giustamente, come responsabili di un fallimento e come colpevoli di una vera e propria dilapidazione del pubblico danaro), sia su quello politico (si ricordi ciò che si è detto in occasione delle ,ricende siciliane, che, cioè, chi semina le soluzioni che sono state sempre patrocinate dal cardinale Ruffini, rischia prima o poi di raccogliere le soluzioni che sono ora patrocinate dall' on. Mila·zzo). Per tutte queste ragioni, e non soltanto per queste ragioni, riteniamo che si debba por fine nel più breve tempo possibile al governo Jell'on. Segni e che si debba cl1iamare il gruppo parlamentare del P.S.I. davanti alle sue responsabilità; riteniamo che lo « stato di necessità » sia finito, ammesso che sia veramente esistito, dal momento in cui il P.S.I. ha lasciato intendere che prenderebbe seriamente in considerazione l'eventualità di astenersi, o di votare a favore, qualora un governo democratico si presentasse al giudizio del Parlamento con un programma democratico; riteniamo che la socialdemocrazia, il Partito repubblicano, le correnti della sinistra democristiana e l'on. Moro hanno agito con grande senso di responsabilità, dai giorni del congresso di Firenze a oggi, per preparare una soluzione alla quale sembra che oramai non possano più opporsi con argomenti plausibili nè i carristi, nè l'ala destra dei dorotei, nè l'on. Andreotti, nè l'on. Lussu. Sarebbe sciocco, tuttavia, sottovalutare, come alcuni fanno, la forza politica di tutti coloro che da destra e da sinistra non la·sceranno nulla di inventato per evitare l'apertura a sinistra. Ora, uno dei modi per evitare l'apertura a sinistra - la sola alternativa allo « stato di necessità » - sembra essere, tra gli altri, proprio quello di coloro che stanno passando, dalla proclamazione quotidiana della mancanza di alternativa al governo Segni (perchè il P.S.I. non d~rebbe i molti affidamenti che gli si chiedono), ai sondaggi, opportunamente dosati, per accreditare qualche falsa alternativa, come quella 67 Bibliotecaginobianco

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