Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

tezza non intendo affatto riferirmi agli attuali problemi delle Regioni . e della autonomia amministrativa, ma piuttosto a quel!'« amor sui » che già il Guicciardinj notava come uno dei difetti più tipici dell'uomo italiano, troppe volte iI1capace di uscire dalla contemplazione dei suoi ma:li per badare a quelli della collettività. La tante volte notata e lamentata indifferenza dell'italiano per le cose della nazione trova la sua spiegazione in questo rinchiudersi egoistico, che tutt'al più può affa:cciarsi alle soglie del municipio, ma raramente si spinge sino alla nazione. Che poi questo rinserrarsi tra le mura più domestiche abbia a sua volta naturale origine nella storia e nella economia: del nostro popolo è un altro discorso, che qui occorre tralasciare. Mentalità non lontana dalla municipalistica mostrano i confessiona:listi e i classisti (si parla naturalmente degli « ingenui » che formano le grandi legioni degli « italiani » - avrebbe detto il Boncompagni -, degli « elettori italiani » dovremmo tecnicizzare noi) attraverso la chiara tendenza ad. appoggiarsi alle forze più vicine e più simili al proprio « se stesso » • Abbandonare le ancore del consueto, dello sperimentato, di quello che ha più immediati riflessi sulla propria vita per guardare ai problemi che sembrano lontani e mediati della società italiana e dello Stato italiano - che pure è il dato condizionante per u11apolitica nazionale e liberale - è una abitudine che ancora oggi stenta ad entrare nelle abitudini non dico degli italiani « ingenui », ma di gran parte della nostra classe dirigente. Il che spiega perchè - scomparsa col fascismo la eredità morale e pedagogica del Risorgimento - oggi in Italia non ci siano praticamente altro che confessionali e classisti. Il che significa che a dirigere lo Stato italiano - o a formare l'alternativa dirigenziale - ci sono soltanto forze politiche alla cui coscienza: lo Stato è - a dir poco - indifferente. Con questa osservazione la crisi dello Stato italiano si colloca nella sua giusta prima posizione: e cioè all'interno della coscienza popolare italiana. E si ritorna così al tema del Boncompa·gni, a distanza di un secolo: « far prendere radici a un governo nazionale e liberale », ovvero - per usare un equivalente linguaggio moderno - sostituire nella coscienza popolare italiana alla confessione e alla classe il senso dello Stato. Quanto precede dovrebbe servire a situare meglio nella attuale fase 55 Bibliotec~ginobianco

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