zione: e da un tale raffronto potevamo pervenire alla conclusione che i quadri democratici in pochi anni s'erano deteriorati, erano usciti esausti . dalla' battaglia per il consolidamento delle nuove istituzioni; che v'era stata una massiccia avanzata dei comunisti, nelle cui mani sembrava fosse passata ogni inizi tiva politica, e non soltanto politica; cl1e gli stessi comunisti avevano accesa una grossa ipoteca sul processo di risveglio delle masse meridionali. Ma ci parve anche, nel 1954, che, se era vero che dopo le elezioni del 7 giugno 1953 si era aperta un'epoca difficile per i partiti democratici, una fase di contraddizioni pericolose, di drammatici contrasti, di cui avrebbero potuto trarre profitto le ondate della risacca fascista e della· sovversione comunista, era anche vero che dalla stessa situazione italiana e da quella meridionale emergevano alcune indicazioni positive. Tra queste indicazioni la più importante era quella del rjsveglio del Mezzogiorno, cui abbiamo accennato:i sicchè era potuto accadere che il P!oblema meridionale fosse accettato da tutte le forze democratiche come problema naziona·le. Concludevamo, quindi, che i gruppi democratici meridionali, i quali avevano potuto resistere anche nelle condizioni più difficili, perchè erano essi stessi il prodotto delle esigenze più profonde della storift e della società meridionale, dovevano far tesoro dj queste indicazioni per riprendere, più agguerriti, la battaglia intesa « a liberalizzare la vita politica nell'Italia meridionale, a chiarire fino in fondo e avanzare su tutti i piani l'alternativa della democrazia moderna, la sua portata civile, la sua carica sociale, il suo ideale politico ». A questi gruppi la nostra rivista avrebbe offerto il contributo del1' approfondimento teorico e della verifica delle situazioni in cui si sarebbero trovati ad operare, l'apporto di una analisi sistematica e spregiudicata della realtà in cui maturano sempre nuove esigenze e nuovi equilibri politici e sociali. E ci proponevamo di intervenire, inoltre, in una· duplice direzione: verso quegli ambienti della classe dirigente che non vogliono perdere i contatti con la coscienza civile del paese, e quindi con le minoranze intellettuali che di questa coscienza sono i più qualificati interpreti; e verso quegli intellettuali che l'abitudine al conformismo, la fiacchezza delle convinzioni, la scarsct coscienza liberale rendono sempre disponibili per le avventure politiche di destra e di sinistra, e che nel 1954 non ancora si rendevano conto delle insidie del frontismo sotto le cui bandiere molti chiedevano riparo e notorietà. Oggi ci sembra invece che si debba prendere atto di questo dato essenziale: il sistema della democrazia in Italia ha retto, e si è conso16 Bibliotecaginobianco
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