Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

la sua coscienza che cominciava a farsi adulta », ancora di stanza in Grecia; ma non era più lo stesso uomo cl1e aveva ((secondo gli ordini » portato a termine l'operazione di approvvigionamento-donne per la truppa - era questa la vicenda che dava vita al racconto -. cc Quando alla radio si sentì dire che le truppe italo-tedesche al comando di Rommel, avevano occupata Tobruk, scoppiò un gran fracasso nella sala, in tutti sembrava rinata all'istante la speranza di tornare presto in patria. Si applaudì persino, ma io restai fermo, sperduto in dolori che conoscevo solo dai giorni di Eftichia » (pag. 134). Con l'annuncio dunque che un uomo nuovo stava nascendo terminavano Le soldatesse. Un uomo nuovo che non s'identificava più con gli annunci ufficiali dei bollettini di guerra, con le euforie irnpartite dall'alto come ordini, e che solo si ritrovava dentro, come realtà autentiche, incertezza, ragioni che vacillavano. E ricordiamocelo, non erano certo stati gli antifascisti come ((Cecafumo e Pinzauti », quelli che mandavano in bestia il colonnello col rifare il verso al tamburo di radio Londra, a generarlo. Erano state, piuttosto, le ((soldatesse », le ausiliarie dell' cc armata s'agapò », e su tutte la regale Eftichia, a presiedere alìa metamorfosi. Questo era il senso, la conclusione della prima, felice prova di Ugo Pirro. I A1.illetradrimenti (Bompiani, Milano, 1959) continuano questa tematica, l'arricchiscono, la illuminano da nuove dimensioni prospettiche, cercano di portarla su un piano meno individualmente empirico. Cambiano ora i tempi, i luoghi: Sardegna, 1943. « La guerra era finita la sera prin1a, all'improvviso, fra spari, battimani e bestemmie. All'improvviso per noi che da mesi ormai eravamo soli, di fronte al mare aspettando il_ nemico » (pag. 9). Un tenente di questo reparto, Ugo, è il protagonista, e noi lo seguire1no dapprima con i suoi soldati, con i suoi commilitoni nelle peregrinazioni attraverso la Sardegna, in attesa di uno scontro con i tedeschi che non ci sarà, poi da solo, quando sarà costretto a disertare e a tentare la grande aventura del ritorno a casa, la fuga sul continente; lo lasceremo alle prese con la Napoli del dopoguen·a. llnche nei Mille tradimenti assisteremo al trapasso dal fascismo all'antifascismo - o almeno al postfascismo -: ma questa volta non sarà più soltanto una solitaria coscienza cl1e giungerà all'approdo, sarà il dramma di un paese che scioglierà sempre più dolorosamente i grovigli delle sue contraddizioni, ed il nostro protagonista ne sarà lo specchio, il testimone ora attento, ora ostile, ora smarrito. È naturale, pertanto, che questa volta le ragioni ideologiche siano in maggiore evidenza; non ci si lasci fuorviare, però, da emblemi o da simboli, magari dal vento che di continuo soffia sulla Sardegna di Pirro: non è il vento della Deledda, è un vento che sa soltanto di terra o di mare. I conflitti d' anime non hanno qui trascrizioni in cifre, vivono, con tutta la loro scomposta furia, al livello della cronaca quotidiana, vivono in una dimessità voluta, premeditata. Anche quando le più alte ragioni li alimentano- - antifascismo, libertà, dignità umana - sono ugualmente qu_otidianizzati, ridotti alla protesta del cucchiaio sbattuto contro la gavetta o ai colpi di pistola sparati alla cieca, in preda a un elementare istinto di vendetta, di giustizia. Il vuoto dei sentimenti, dei pensieri è lo stato d'animo di tutti, prota124 Bibliotecaginobianco

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