Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

ed il sarcasmo sulla cc paura del socialismo » e molti dei giudizi che il Mack Smith dà sulle vicende che vanno dalla fine della guerra all'avvento del fascismo: so bene che la materia è ingrata e che il nostro animo vibra ancora assai fortemente quando si discutono questioni che ci toccano così direttamente; e tuttavia non credo che giovi molto all'intelligenza storica prolungare, immediatamente e semplicemente, le nostre passioni verdi e vive nell'indagine sul passato, sia pure di un passato così recente. Il problema non è di date, ma di atteggiamento: si può essere passionali e non obiettivi anche se si parla di Carlo V e non di Bismarck; è certo, però, che quando si tratta di storia contemporanea le trappole sono più numerose ed è più difficile evitarle. E meraviglia, tuttavia, di dover scrivere cose simili per un libro di uno studioso come il Mack Smith. Più grave ancora è l'errore dell'autore quando, riprendendola di peso dai protagonisti fa sua la tesi. che lo sviluppo di un regime liberale fu impedito in Italia dalla mancanza di una dialettica fondata su due partiti dotati di precise ideologie e di salde strutture organizzative e che l'assenza di un tal tipo di partiti fu un fatto profondan1ente negativo dal punto di vista dell'educazione politica del paese. Ora, anche prescindendo dalla considerazione che l'intrusione di una tale formula, mutuata dall'esperienza politica anglosassone, può essere fuorviante nell'analisi storica, il fatto più importante è che la tesi stessa è fondata su un' incomprensione radicale delle forze politiche operanti nella storia d'Italia. Ciò che ~aratterizza queste forze non è l'assenza di precise ideologie, sì, invece, la presenza di saldissime pregiudiziali ideologiche; ciò che caratterizza la lotta politica italiana è la costante presenza di partiti che si ponevano programmaticamente fuori e contro lo stato. Dovette passare qualche anno prima che i « ricchi proprietari », i « notabili locali » del Sud, accettassero i nuovi ordini e, con la Sinistra Giovane, cominciassero ad operare all'interno dello stato italiano; e dovette passare qualche anno prima che il brigantaggio, questa singolare rivolta politica dei contadini meridionali contro l'assetto unitario, cessasse; furono necessari dei decenni perchè i cattolici si riconciliassero con lo stato, mettendo da parte un'opposizione pregiudiziale fondata su una precisa ideologia; e quando qualcuna di queste opposizioni di regime s'era appena sopita ed altre invece erano ancora vigorose, quando i repubblicani parevano decisi a relegare in soffitta la rivendicazione anti-monarchica cominciò a crescere il partito socialista, che rifiutava pregiudizialmente l'assetto istituzionale e sociale che il paese s'era dato e poneva come suo obiettivo primario ed irrinunciabile la rivoluzione e la dittatura del proletariato. Questa, dell' esistenza nel paese di grandi blocchi mossi contro lo Stato da ideologie precise e salde, è la vera caratteristica della lotta politica in Italia, un fatto che ha condizionato per decenni e che ancora oggi condiziona, la dialettica di conservazione e progresso : il riproporre le astrattezze del bipartitisn10 è un modo di fraintendere quasi completamente la realtà italiana, i modi dello sviluppo del paese ed anche le effettive difficoltà che hanno ritardato o impedito questo sviluppo. Come si vede il libro del Mack Smith suscita più riserve che consensi: di esso mi pare che si possa dire quel che Montesquieu scriveva a proposito dell' Histoire del Dubos : « rien ne recule plus 1 e progrès des connaissances qu'un mauvais ouvrage d'un auteur célèbre, parce qu' avant d' instruire, il faut commencer par détromper ». VITTORIO DE CAPRARilS 117 .Bibliotecaginobianco

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