Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

tore in nulla djversa fuorchè nell'esito dalle precedenti imprese coloniali italiane, ed è questo un errore grave, poichè essa scopre e potenzia le trasformazioni e le divergenze che si erano maturate, nell'ultimo decennio, nelle ideologie e nei programmi politici oltre che nell' equilibrio sociale del paese, ed ha come un effetto scatenante sui motivi nazionalistici e sui miti imperialistici che s'erano comjnciati a diffondere nelle menti e negli animi degli uomini. Ed anche la prima guerra mondiale è rappresentata in maniera singolarmente smorta e perde il suo valore di avvenimento storico di primaria importanza non solo per l'Italia ma per l'Europa intera: ora, quella guerra fu una prova memorabile della saldezza della struttura nazionale italiana e insieme· causò al paese un terribile indebolimento, poichè lo colpì nel delicatissimo organo della classe dirigente, depotenziandone le energie o addirittura dish·uggendo i quadri di un'intera generazione. E se si vuole veramente spiegare come si sia potuto dare l'avvento del regime fascista, occorre sottolineare non solo e non tanto la violazione della volontà del Parlamento che si ebbe, in qualche 1nodo, nelle giornate del maggio 1915, ma anche e forse soprattutto l'effetto potenziante ed accelerante che la guerra e le sue conseguenze ebbero sulle crisi politiche e sociali degli anni "19-'21. E come non ha rilievo il primo conflitto mondiale, così non ne hanno la lunga lotta antifascista prima e la Resistenza poi: l'abbiamo già detto, in questa lunga storia d'Italia non accade nulla che non si sappia fin dall'inizio, gli avvenimenti non hanno significato in sè, non determinano nulla, si appiattiscono tutti e appaiono tutti uguali e tutti ugualmente insignificanti; nella catena che il Mack Smith ha costruito non v'è un solo anello che sia diverso dagli altri. E ciò non giova nè all'intelligenza del passato nè all'istruzione dei lettori. E neppure giova all'intelligenza storica l'eccessiva corrività che mostra l' autore a lasciarsi trarre a rimorchio dalle polemiche dell'epoca e ad uniformare a queste polemiche i suoi propri giudizi. È davvero necessario ricordare che «l'uomo che morrà n (la frase famosa del Bonghi sul Parlamento), che le valutazioni di un Sonnino o di un Fortunato o di un Salvemini, sono esse stesse non giudizio ma materia di giudizio, fatti che lo studioso deve accettare nella loro irnmediatezza ed insieme confrontare con altri fatti e superare in una sintesi? E, d'altro canto, cos'è il giudizio che dà il Mack Smith della Triplice Alleanza se non il prolungamento della polemica contemporanea di parte democratica? E cosa sono le pagine sui mesi tra il 1914 ed il 1915 se non un"esasperazione della polemica neutralista? Crede veramente il . Mack Smith che l'intervento italiano fu la conseguenza di una congiura tramata dal Salandra e dal Sonnino d'accordo con Vittorio Emanuele III e della retorica patriottarda del D'Annunzio? Francamente, v'è più verosimiglianza storica nel ' discorso dell'espiazione ' di Claudio Treves l L'autore non s'avvede che prolungando una critica di ispirazione neutralistica invece di tentare un'analisi storica dell'intero problema, preclude a se stesso ed ai lettori l'intendimento di ciò che accadrà poi, tra il '19 e il '21: i vio~• lenti contrasti tra i partiti e talvolta al1' interno di ciascun partito, che contribuirono non poco alla fatale soluzione dell'ottobre '22, la loro violenza, la spaccatura che s'era creata nel paese, l'improvvisa virulenza delle lotte sociali, si comprendono anche, se non soprattutto, alla luce di ciò che era avvenuto tra il 1914 ed il 1915. E, finalmente, polemica e non ricostruzione storica sono l'ironia 116 Bibliotecaginobianco

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