ni dalla Costituzione repubblicana nessuna certezza c'era ancora che fosse possibile trovare una soluzione entro il sistema politico tradizionale risalente a Cavour». Innanzi a tale interpretazione che regge l'intero volume vien fatto di chiedersi ancora una volta se lo spirito di sistema non sia l'avversario peggiore dell'intelligenza storica. E vien fatto di chiedersi, altresì, se sia buon metodo quello di chi muove, idealmente, da ciò che si assume come l'epilogo di un processo storico per mostrare che tutto il processo portava appunto a quell'epilogo. È lecito accingersi a raccontare un cinquantennio di storia avendo in mente sempre e soltanto che alla fine di quel cinquantennio vi sarà un certo avvenimento e procurando, pertanto, di spiegare sempre e soltanto il come e il perchè quel tale avvenimento si sia potuto produrre? La conclusione di un simile procedimento non sarà, forse, nella più parte dei casi, la tentazione di guardare solo ad una serie di fatti, quelli, appunto, che giovano alla tesi che si vuol dimostrare, e di trascurare tutti gli altri? E non è una simile tentazione agli antipodi con il mestiere dello storico, che deve consistere, per quanto è possibile, nello sforzo di esporre « le cose come veramente sono state n? (E ci auguriamo che la piana formula del Ranke non sembri 'metafisica' al Mack Smith). Ed è appena necessario aggiungere che con un simile metodo diventa possibile dimostrare tutto: si può, ad esempio, muovere dall' ambiguità del dettato costituzionale per tracciare, attraverso la proverbiale instabilità ministeriale, i tentativi di sovversione autoritaria del genere di quello del generale Boulanger, gli scandali terribili come quello del canale di Panama, la pressione mai venuta meno della destra clericale, l'ondata di antisemitismo prodotta dallo ' affaire Dreyfus ', l'imperialismo colonialistico di un Ferry, perseguito contro l'esplicita volontà del Parlamento, il nazionalismo fanatico alla Deroulède, la religione della ligne bleue des Vosges, la tentazione autoritaria dei Clemenceau, la mitomania antitedesca della Chambre bleue horizon, il fastidio del Cartel des gauches, i moti di piazza del '34, il terrore clas ista per la vittoria del Fronte Popolare, l'avvento del petainismo sotto il duplice e con1plice impero della sva tica e della francisca sull'onda della sconfitta del '40; per tracciare, ripeto, attraver o tutto ciò, il filo nero che porta dall'umiliazione del '70 al fa cismo. Così la storia della Terza Repubblica si ridurrebbe alla preistoria del fascismo francese degli anni '43-45: a meno che non si volesse parlare ancora delle contraddizioni della restaurazione repubblicana del '45, del rigutgito dell'imperialismo che si manifesta nelle guerre d'Indocina e d'Algeria, dell'impotenza di un regime politico che non è fondato su una dialettica bipartitica, per giungere all' avvento del nuovo ... fascismo francese, questa volta in vesti golliste. Cosa l'intelligenza del passato guadagni da si1nili sintesi è assai facile intuire. Nell'opera del Mack Smith il problema della continuità tra il processo storico dell'Italia unitaria dal 1861 al 1919 e la svolta totalitaria non si è fatto esigenza di una spiegazione esauriente ed obiettiva dei fatti, ciascuno nella sua individualità e tutti insieme nel loro nesso, n1a è restata una tesi a volte pertinente, a volte estranea a questi fatti medesimi· sì che ne è derivato un libro nel quale possono essere, e sono in effétti, molte pagine di analisi acute, ma che, nel complesso, non sembra fornire dell'ultimo secolo di storia italiana una rappresentazione esatta e storicamente ragionata e giustificata. Non si può fare a meno di 113 .Bibliotecaginobianco'
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