le nostre esigenze d'intervento e di influenza nei confronti di quegli ambienti e settori della classe dirigente che Renato Giordano soleva scherzosamente chiamare « l'antifascismo moderato ». In questo senso l'esperienza della collaborazione al « Giornale » era stata per noi preziosa; e - ora che saliva la risacca fascista, mentre nello stesso tempo si faceva sempre più sentire la pressione politica ed elettorale del frontismo a direzione comunista - bisognava farne tesoro. Ma era l'attività presso le istituzioni europee, più di quella nei partiti italiani, che tentava Renato Giordf!,nOora che l'avventura del giornalismo politico a Napoli era finita e mentre si cominciavano a gettare le prime fondamenta dell'Europa dei Sei. Altiero Spinelli presentò Renato Giordano a Monnet e a Giacchero: poco dopo il nostro amico partì per Lussemburgo. Se durante il periodo della sua attività giornalistica Renato Giordano non fu mai «professionista», nel senso arido della parola, durante il periodo da lui trascorso a Lussemburgo egli non fu mai « funzionario » nel senso arido di quest'altra parola. N è per il fatto della lontananza si affievolirono i contatti fra noi che eravamo rimasti e lui che era partito. Certo, in occasione della sua partenza, fummo per la prima volta costretti a prendere atto di una triste realtà con la quale abbiamo poi dovuto fare più volte i conti: da Napoli, dal Mezzogiorno, i migliori sono costretti a partire. Ma Renato Giordano apparteneva, per così dire, ai -migliori tra i migliori; a coloro che, anche quando sono costretti a partire, in qualche modo riescono a restare. Da Lussemburgo egli scriveva articoli, veniva a fare conferenze, organizzava convegni: era di volta in volta il meridionalista in Europa e l'europeista nel Mezzogiorno. Noi abbiamo seguito da vicino le vicende della lotta politica in Europa ed è come se avessimo conosciuto quei principali protagonisti di essa che Renato Giordano ebbe occasione di avvicinare: perchè nelle sue esperienze egli era solito mettere tutto se stesso e ne ricavava giudizi sempre tanto acuti e penetranti, quanto appassionati, dei quali poi si discuteva insieme. Ed è probabile che, quando gli capitava di parlare delle cose meridionali con i suoi amici europei, lo facesse acceridendosi della stessa grande passione che sempre animava i discorsi e le corrispondenze che sulle vicende europee egli continuava sistematicamente con i suoi vecchi amici napoletani (non si può dimenticare la sua immediata avversione per l'irresponsabile nazionalismo del Pella di Trieste e per quello, meno plateale, ma comunque preoccupante, del Fanfan·i di Suez; nè si possono dimenticare le sue polemiche contro la 9 Bibliotecaginobianco
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