salvando la dignità degli amministratori napoletani, in effetti soddisfaceva innanzi tutto le esigenze molisane 1 • A Napoli mangiarono la foglia e t1na vera tempesta si scatenò a Palazzo San Giacomo contro il Sindaco Moscati; ma· il compromesso non venne denunciato e resse benissimo per sei anni, fino a quando, cioè, fu denunciato dal Molise. Giustamente l' on. Colitto, commentando con la stampa molisa11a l'inopinato colpo di testa dell'ammi11istrazione zampiniana, dichiarava nel marzo 1955 che il Molise si era così privato dell'unica arma apprestata a sua difesa e cl1e egli si sarebbe spiegato che il compromesso fosse stato dichiarato nullo dagli amministratori di Napoli, non da quelli di Campobasso. Tanto più che, denunciato il « compromesso », il ~1olise non presentava, come avrebbe dovuto, alcun piano di sfruttamento delle acque, le quali quindi continuavano a defluire inutilizzate verso il mare. A questa prima reazione, che, data la fonte, si potrebbe anche considera·re interessata, se ne aggiunsero subito altre e più gravi. Tra tutte ricorderemo quella violentissima della Cassa, la quale arrivò al punto di rompere perfino i rapporti epistolari con l'Amministrazione provinciale del Molise. E irlfatti, in risposta al voto da questa: formulato con la denuncia del « compromesso », la Cassa rimise non all'Amministrazione provinciale, ma al prefetto di Campobasso, una· lunga e dettagliata « relazione tecnica»; nella quale formulava ancl1e pesanti ed ironici giudizi sul voto della· Provincia, arrivando a definire qualche affermazione in esso contenuta « talmente inge11ua che non merita discuterla ». Il tentativo dell'Amministrazione zampiniana di correre ai ripari era ancora più disastroso: venne convocata infatti il 21 marzo una riunione della Giunta provinciale e dei parlamentari nel corso della quale 1 Per la verità non ci sentiamo di condividere l'entusiasmo dell'Autore di questa inchiesta per il « compro1nesso » elaborato dall'on. Colitto. Non esiste un diritto di proprietà regionale sulle acque dei fiun1i,_nè una sovranità regionale. A noi sembra perciò che lo Stato abbia il diritto e il dovere di giudicare quali siano gli interessi preminenti da salvaguardare: in un caso come questo, cioè, è lo Stato che deve dire se l'alimentazione dell'acquedotto campano è, o non è, un interesse preminente rispetto a quello della irrigazione nel Molise e rispetto a quello della costruzione di una nuova centrale elettrica. Questa considerazione vale anche nei confronti della « Voce Repubblicana >) sulla quale abbiamo letto una nota da Campobasso, nella quale si cercava di far valere una concezione del regionalismo che non può giovare che ai molti nemici della Regione ( n.d.r.). 105 .Bibliotecaginobianco
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