Nord e Sud - anno VII - n. 1 - febbraio 1960

a scopi potabili, industriali e, sopratutto, irrigui, di rinunciare, anche in parte, alle a·cque del Biferno; e si illustravano le iniziative che, conseguentemente, l'Amminjstrazione aveva assunto e fatto assumere dalla rappresentanza politica. Il 14 aprile 1947 i deputati del Molise (Camposarcuno, Ciampitti, Colitto e Morelli) presentarono uniti un'interrgazione al Ministro dei Lavori Pubblici, alla quale l'on. Tu pini rispose assicurando che le ragioni addotte dai molisani erano fondate e da lui condivise. Questa presa di posizione del Ministro no11turbò però minimamente il Ge11io Civile di Napoli, che IJroseguì la redazione di un progetto di acquedotto campano (o, come allora si chiamava, di acquedotto sussidiario di Napoli) diretto all'utilizzazione clel Torano-Maretto e del Biferno, in conformità della domanda di riserva sulle acque bifernine avanzata dall'Amministrazione comunale di Napoli. Ma il Molise si difendeva, allora, egregiamente, e, nella battaglia dei tecnici, delle memorie e delle perizie, oppose al professore J andolo, a cui Napoli si era affidata, i professori Medici e Arredi. Intanto; mentre la battaglia durava, il p1;ogetto del Genio Civile di Napoli veniva: rimesso, per l'esame e l'eventuale approvazione, al Consiglio Superiore dei Lavori Pt1bblici. La data dell'esame fu stabilita al 15 luglio 1949. I molisani, informati che l'orientamento del Consiglio Superiore era favorevole all'approvazione, riuscirono in extre1nis ad ottenere un rinvio al 6 agosto. In quei giorni febbrili, di cui gli attuali amministratori della Provincia di Campobasso non hanno nemmeno memoria, i <lept1tati ed i tecnici del Molise conclusero col Sjndaco cli Napoli, il 29 luglio, il cosidetto cc compromesso Colitto », di cui il Consiglio Superiore dei LL.PP. prese atto nella sedt1ta del 6 agosto. Cosa diceva il « compromesso » ?. Stabiliva che le opere necessarie alla derivazione, per l'acquedotto ca1npano, delle sorgenti del Biferno, avrebbe dovuto avere inizio solo dopo che si fosse provveduto, con la realizzazione delle opere necessarie, a soddisfare tutte le esigenze potabili e irrigt1e del 11olise, nonchè le utenze ind 11striali concesse e in atto lungo l'asta del Biferno. Vale a dire: Napoli avrebbe potuto prendersi ciò che del Biferno sarebbe rimasto 11na volta creati gli acquedotti molisani, irrigate le campag11e del Basso Molise, assicurata l'acqua alle centrali elettriche che dal fiume si alimentano e garantita la portata minima costante per evitare ritorni malarici nel letto i11aridito del fiume. Quindi, poichè il Biferno non è il Po, il « compromesso », 104 Bibliotecaginobianco

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