dimostrò subito di accoppiare, al « merito politico », un buonsenso è un'onestà amministrativa che presto l'arrivismo democristiano avrebbe fatto scomparire dal Molise: d'intesa con l'ammi11istrazione competente dello Stato, infatti, egli affidava la direzione dei lavori al prof. Guido Nebbia:, molisano anche lui, Preside della Facoltà d'Ingegneria della Università di Napoli e titolare della Cattedra di Idraulica. È un caso di serietà da ricordare, perchè si presterà a suggestivi confronti con altre nomine tecniche, da parte di altri amministratori molisani, in anni .,, . ' . p1u recenti. Nel 1952, procedendosi per la prima volta ad elezioni democratiche per i consigli provinciali, la gestione Grimaldi dell'Amministrazione Provinciale del Molise ebbe termine. Il dott. Eugenio Grimaldi, napoletano di nascita, già sindaco prefascista di Campobasso, rimasto all' opposizione per tutto il ventennio, era giudicato talmente al di sopra della mischia: cl1e, nonostante la sua appartenenza al Partito liberale, si riuscì ad ottenere dalla Democrazia cristiana, dopo adeguate trattative col vescovo (che pretendeva per il capoluogo un candidato dell'Azione Cattolica), una candidatura unitaria del Grimaldi: su quel nome, quindi, conversero plebiscitariamente i voti democristiani, liberali, socialdemocratici e repubblicani. Convocato però il Consiglio provinciale, i democristiani, nuovamente redarguiti dal vescovo, acc11sando i liberali di aver qualificato politicamente il Grimaldi, elessero alla presidenza uno dei loro consiglieri, il dott. Valletta, presidente degli uomini di Azione cattolica, venendo meno così agli impegni preelettorali. Il Valletta si mostrò uomo di notevole equilibrio, ma, dimessosi qualche mese dopo per essere incluso nella· lista dei candidati alla Camera, e non essendo stato accontentato, si trovò precluso un ritorno sulla prima poltrona provinciale, ormai saldamente occupata da un altro suo collega di partito, l'avv. Zampini. È appunto sotto l'amministrazione zampiniana, che dura ancora, che il problema del Biferno ha assunto nel Molise gli aspetti della farsa. La difesa degli interessi molisani sul fiume (non solo di carattere alimenta1·e, ormai soddisfatti dalla realizzazione dell'acquedotto, ma anche di carattere industriale e, sopratutto, agricolo) si fondò inizialmente dal 1948 al 1952, su due fattori: l'ostacolo naturale frapposto dal massiccio matesino al trasferimento del Biferno nel versante tirrenico e l'abilità di qualche rappresentante politico del Molise incaricato di .trattare il problema con Napoli. Entrambe le difese molisane sono cadute: la Cassa· del Mezzogiorno, infatti, ha proceduto con grande 101 Bibliotecaginobianco
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