rigue e idroelettriche, solo limitatamente a metri cubi 0,2 che s'aggiungevano ai metri cubi 0,7 già parsimoniosamente concessi per l'irrigazione della· piana di Boiano. A sua volta il governo fascista si impegnava nell'avventura imperiale; e al Molise e ai suoi Comt1ni assetati non si pensò più. Ci pensò, in pieno 1942, il Ministro Gorla, ma soltanto per togliere l'incarico della progettazione dell'Acquedotto a chi, per una paTte dell'opera, legalmente lo aveva ricevuto, e per affidarlo ad alcuni amici particolarmente raccomandati. Un anno dopo, la gt1erra arrivò, con grandi rovine, anche nel Molise: ma nel corso della ricostruzione la provincia, che visse allora la· sua sola pienissima e breve primavera den1ocratica, caratterizzata dal pÌù largo e completo esercizio della libertà e dall'impegno veramente appassionato di tutti gli uomini migliori, non concepì la ricostruzione solo come restaurazione dello status quo arite ma come occasione storica per un deciso passo avanti verso la civiltà clelle infrastrutture, invano, fino ad allora, ricl1ieste ed attese. Così, mentre si ricostrt1ivano strade e villaggi, veniva posto in termi11i decisi il problema· dell'acc1uedotto: la presenza in ci11qt1e successivi governi di coalizione di un sottosegretario molisano, l'avv. Renato Morelli, e la presenza, nell'ultimo di essi, di Leone Cattani al dicastero dei Lavori Pubblici, furono le leve fo11damentalj di cui il Molise si servì per tirare fuori dagli arcl1ivi la pratica del 1933. E il Ministro Cattani, con la lettera 2983/1773, del 16 aprile 1946, comunicava al Morelli di avere «determinato di assegnare un primo fondo di lire 100 milioni per la costruzione del progettato acquedotto molisano », sulla: spesa autorìzzata con decreto luogotenenziale 1 ° marzo 1946 n. 96. Questo episodio del 1946, del tutto ignorato nelle recenti polemiche ravvivate dalla frana dei Po11ti Rossi, dimostra qua11to posticcia· ed iruondata sia la tesi, attribuita a qualche ufficio della Cassa, secondo la quale l' Acqt1edotto molisano in tanto è stato costruito in quanto inserito in un sistema organico del Biferno, del quale fa parte ancl1e l'Acquedotto campano. Seppure tale fosse la convinzione dell'Ente, occorrerebbe una buona volta ricordare che l'acquedotto molisa110, deciso dai governi del C.L.N ., a·ssai prima, dunque, che la Cassa nascesse, fu co11siderato come fatto a sé stante. A rianimare il Consorzio per l'Acquedotto molisano, creato ventidue anni prjma, venne chiamato, come Commissario straordinario, l'avv. De Oto, cl1e era anche presidente provinciale del PLI: in quegli anni, infatti, le cariche non erano ancora monopolio democristiano, come subito dopo il 18 aprile 1948, quando si costrinse il commissario a lasciare, tra il 1949 e il 1950, il suo vecchio partito. Peraltro l'avv. De Oto 100 Bibliotecaginobianco
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