• avventura: nel 1949-50 fu collaboratore del « Giornale >>, nel 1950-51 redattore-capo del « Mattino d'Italia ». Quante speranze fiorirono in noi all'annuncio che Mario Ferrara ci dette di questo giornale democratico, che Ivan Matteo Lombardo voleva fare a Napoli, con lo stesso Mario Ferrara come corrispondente romano e con Gino Daria come condirettore! Ugo Amedeo Angiolillo ne sarebbe stato il direttore, ma noi avremmo avuto piena libertà di far valere le nostre idee e le nostre posizioni politiche, avremmo potuto lavorare come èquipe direzionale, avremmo potuto scrivere gli articoli e i « corsivi ,, che ci sembrassero più tempestivi in rapporto alle situaziorii che, a nostro giudizio, si sarebbero presentate come meritevoli di commento redazionale. La costruzione risultò poi assai più precaria di quanto non si potesse prevedere anche dai più pessimisti, assai più precaria di quella del « Giornale », che durò qualche anno in più e con una organizzazione più consistente. E tuttav·ia, per quei mesi durante i quali fummo al « Mattino d'Italia· », raccogliemmo intorno a noi nuove adesioni, di nostri coetanei e ançhe di amici più giovani di noi. Michele Tito, Franco Ciarnelli e Giuliano Piccoli collaboravano direttamente con il redattore-capo alla co1npilazione del cc Mattino d'Italia ». E c'erano anche Crescenzo Guarino, Michele Prisco, Franco Rizzo, Gennaro Magliulo, mentre venivan.o frequentemente a trovarci Gilmo Arnaldi e Luigi Amirante, i quali ci misero in contatto con alcuni loro giovani amici - Nello Ajello, Atanasio Mozzillo, Ugo Gregoretti, Carlo Cicarelli - che volevano uscire da una associazione culturale controllata dai comunisti e f andarne un'altra con noi. Si potrebbe dire forse che la stessa tela di cc Nord e Sud » si cominciò a tessere allora, quando Renato Giordano era redattore-capo del « Mattino d'Italia » e il nostro gruppo si allargò anche ad elementi di noi più giovani di qualche anno. Dopo alcuni mesi - definitivamente consapevoli del fatto che il giornale, che a stento era riuscito a nascere, non sarebbe riuscito a vivere a lungo - lasciammo il cc Mattino d'Italia ». Alcuni di noi, fra cui Renato Giordano, aderimmo all'unificazione liberale. Durante questo periodo avevamo stretto rapporti sempre p'iù intensi, di collaborazione politica prima ancora che giornalistica, con « Il Mondo »; e ci sembrava che l'unificazione liberale potesse essere, come poi è stata, un'operazione di sbarramento nei confronti dell'apertura a destra che clericali e nazionalf ascisti cercavano di imporre alla DC, contro la volontà dello stesso De Gasperi, cattolico-liberale ed europeista; così come ci sembrava che con l'etichetta liberale si potessero far valere meglio nel Mezzogiorno 8 Bibiiotecagi nobianco
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