Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

armate - non è poi una favola soltanto. La grande ir1dustria costituisce dappertutto un notevole gruppo di pressione, spesso attraverso il controllo dell'apparato politico, quasi sempre attraverso l'orientamento della pubblica opinione, esercitato a mezzo della stampa e delle altre vie d'informazione. Il richiamo nazionalistico, poi, trova sovente un fertile terreno alleato presso la massa lavoratrice minacciata di disoccupazione. Sono codesti i pu11ti salienti che occorre valutare, parlando di riconversione industriale in termini di disarmo. Nella ricerca di nuovi sbocchi sostitutivi, là dove il consumo ha già raggiunto livelli elevati, come negli U.S.A., la valvola di sicurezza può identificarsi nell'au1nento delle correnti di esportazione. Ma, a parte le nuove prospettive che sembrano aprirsi proprio con l'Unione Sovietica - anch'essa, peraltro, potenziale acquirente a credito - i mercati più suscettibili di assorbire massicce importazioni di beni di con- ·sumo e di investirr1ento' corrispondono a Paesi sottosviluppati, caratterizzati <la un basso reddito pro-capite, da scarse contropartite merceologiche, da esigue riserve valutarie. Di qui la necessità di mettere in grado quelle popolazioni di paga!si le merci di cui necessitano: ma .soltanto gli aiuti finanziari e l'assistenza economica, possono accelerarne i processi di sviluppo. * * * L'andarr1e11to del comn1ercio estero di questi 11lti1ni anni fornisce altri interessanti spunti di riflessione sulla particolare situazione americana, nella eventualità di una sia pur parziale riconversione industriale. La bilancia U.S.A. dei pagamenti con l'estero ha subito un sensibile peggioramento fra il 1957 ed il 1958; la tendenza viene confermata per i primi mesi del 1959. Nel 1958, le esportazioni americane verso Paesi non appartenenti alla sfera occjdentale sono diminuite dell' 11 %, mentre le esportazioni europee verso le stesse destinazioni aumentavano dell11 %-La flessione delle esportazioni americane non può quindi essere addebitata soltanto a fattori recessivi che, co1ne è noto, hanno particolarmente colpito i mercati produttori di materie prime. Durante la recessione de} 1953-1954, anzi, le esportazioni aumentarono e le importazioni diminuirono. In tali circostanze, va sempre di più affermandosi la convinzione dell'esistenza di un fatto nuovo, che modifica le correnti tradizionali dì scambio. Ci si domanda se la forza competitiva commerciale de~ gli Stati Uniti non vada indebolendosi sugli altri mercati a ~eguito della pressione concorrenziale degli altri apparati economici occidentali, in via di espansione. Tale evoluzione trae probabilmente origine dal costo di produzione elevato, che si traduce in più alti prezzi finali di. vendita del pro- ,dotto americano. Una recente indagine, citata dall'ultima relazione della Banca dei Rego- [100] Biblioteca Gino Bianco . .

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