Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

l'Italia settentrionale, 11 in quella centrale, e solo 6 nel 1vf.ezzogiorno e nelle Isole, dove pur si è fatta la riforma agraria e la trasformazione delle cultur e. Ma giova relativamente contrapporre cifre a cifre: occorre ÌJ7,vecedenunciare energicamente quel che sta al fondo di certi atteggiamenti i qua li potrebbero generalizzarsi, e informare di sè nuovi indirizzi politici. Sta di fatto che mai come in questo mornento la politica meridionalistica ha cor so il pericolo di cadere per aggiramento: da un lato per effetto della scoperta delle « aree depresse» al Nord; dall'altro mettendo allo studio piani del genere di quello preannunciato dall'on. Roselli. Il quale del resto ripropon e i termini della polemica confindustriale sui « doppioni» nel momento pii't propizio perchè quelle tesi non abbiano contraddittori autorevoli al potere : quando al governo c'è una maggioranza puntellata dalla destra politica e d economica, e gran parte della classe dirigente democristiana che fu « meridionalistica» con De Gasperi mostra di voler recitare l'atto di pentimento. LA POLITICA MERIDIONALISTICA può essere, inoltre, compromessa per colpa degli stessi ambienti dirigenti meridionali, i quali non sanno superare il par - ticolarismo e le rivalità di campanile. A coriferma di ciò si potrebbe addurre la prova indiretta che ci è fornita dalla lettura di una recente circolare inviata alle Prefetture e agli Enti locali del Mezzogiorno dal Comitato dei ministri , in cui si fissano le condizioni e i requisiti minimi per istituire « aree di sviluppo industriali » ai sensi della legge 29 luglio 1957 e successive modifi- . . cazzoni. La circolare è tecnicamente ben congegnata e dice cose sacrosante ed esatte, quando si sofferma ad illitstrare l'indirizzo programmatico che si vuo l seguire in materia di aree di sviluppo industriale. Ma era poi necessaria tanta abbondanza di riferimenti teorici, e di sottili distinzioni nella parte in cu i vengono fissati i requisiti richiesti per l'individuazione delle aree? Non er a 1neglio prendere il coraggio a due mani e, dando per scontata la reazione inevitabile degli esclusi, fornire già una prima indicazione geografica de i territori che possono diventare distretti industriali? Pur rispettando il prin - cipio, ·voluto dalla legge, della collaborazione tra periferia e centro, tra Enti locali ed Amministrazio·ne centrale, quest'ultima non avrebbe dovuto riser - varsi soltanto il giudizio finale sul merito delle proposte che partiranno dalla peri/ eria, ma preoccuparsi anche di evitare il fiorire di assurde speranze e lo scatenarsi di inutili pressioni deglÌ esponenti politici delle zone che neces - sariamente non vedranno accolte le loro proposte. La procedura scelta favo - rirà dunque la fioritura di nuove rivalità m·unicipali; ma forse è stata scelta perchè il Comitato dei Ministri di Pastore ha ered-itato dal Comitato dei Mi - [95]. iblioteca Gino Bianco

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