Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

far fronte, in maniera non episodica, ai suoi compiti primitivi; dovrà cioè· rivedere quella parte dei suoi programmi di intervento nel Sud che si riferisce al settore in cui questo è più scoperto e incontra le maggiori difficoltà a progredire, al settore dell'industrializzazione. Le considerazioni suggeriteci dall'esempio di Trino non lasciano dubbi sulle conseguenze di un sifjatto nuovo indirizzo della politica governativa. Qui ci sia lecito formulare una doman,da: è giusto, è buona politica, porre sullo stesso piano le esigenze delle ristrette « aree depresse » del Nord~ entità trascurabili rispetto al sistem,a ininterrotto dei distretti industriali settentrionali,. e quelle aree cosiddette industriali meridionali, dove tutto è ancora da fare,. anch'esse entità modeste nella realtà del Mezzogiorno contadino? Una vallata secondaria delle Prealpi vale la Capitanata, o il triangolo Taranto-BrindisiMatera? Ai fini dello sviluppo generale del Paese certamen,te no. UNA RIPROVA, della tendenza che va affermandosi in autorevoli ambienti politici, non _sappiamo quanto insensibili a pressioni di interessi sezionali, e che mirerebbe al congelarnen,to dell'attuale stato di squilibrio tra Nord e Sud, ci è offerta dal « piano per l'incremento della produzione e della occupazione in Italia» che sta preparando l'on. Roselli, e di cui l'Agenzia « Interpress » ha anticipato i criteri ispiratori. L'on. Roselli è il Pres.idente della Commissione Industria della Camera dei deputati,· ha autorità sufficiente quindi per esprimere opinioni che non devono. ritenersi semplicemente personali. A quanto è dato sapere dalle notizie finora fornite dall' « Interpress » il piano prevederebbe operazioni creditizie e fiscali volte a rafforzare l'apparato industriale italiano così come è e così dove si trova. Tutto ciò per evitare che, insistendosi nei pur timidi ,i-ndirizzi di politica meridionalistica affermatisi nell'ultimo decennio, « si scovra (al Nord) un'area depressa nel tentativo di ricoprirne un'altra (al Sud) ». Non mancherebbero all'on. Roselli le giustificazioni per criticare in1direttamente la politica meridionalistica e per contrapporv~ un suo punto di vista; ed egli ne fa cenno nella relazione introduttiva al piano, in cui rileva che 1nentre al Nord qualche cotonificio è in crisi, se ne _impiantano di nuovi nel Mezzogiorno, dove peraltro sorgerebbero zuccherifici senza tener conto di quelli già esistenti nel settentrione. Sarebbe facile, come ha fatto opportunamente Enzo Fiore su « Il Mattino » dell'8 novembre scorso, dimostrare 1 cifre alla mano, la speciosità dei motivi che hanno allarmato l'on. Roselli. Le poche e modeste filature nuove del Sud che hanno fruito di speciali finanziamenti non compensano la crisi delle antiche Cotonerie Meridionali che sorio state costrette a liceriziare centinaia di operai; ed esistono attualmente, rileva il Fiore, 58 zuccherifici nel194] . BibliotecaGino Bianco

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