.. I democristiani e lo Stato de La . Redazione • Non sembra che molta attenzione sia stata tributata dai commentatori di cose politiche al breve discorso inaugurale del Congresso nazionale fiorentino della Democrazia Cristiana pronunciato dal senatore Zoli, presidente del Consiglio Nazionale uscente, e soprattutto all'affermazione centrale di tutto tale discorso : che i democristiani, cioè, poteva110essere divisi su tutti i problemi, ma su una cosa sola s'accordavano volentieri, sul fatto che lo Stato liberale non era più il loro Stato. E' stata, questa, un'affermazione che le cronache han110 detta sottolineata da applausi del Congresso medesimo. A parte l'inchino d'obbligo dell'on. Moro, nella sua relazione, ai liberali come creatori principali dello Stato italiano (ed evidentemente il Segretario della D. C. si preoccupava, con esso, assai più di lasciare aperta una possibilità di accordo politico coi presunti eredi della tradizione risorgimentale che di qualsiasi altra cosa, e certamente non pensava affatto a sottolineare un suo dissenso dall'on. Zoli), non v'è stata nessuna voce dissonante _da quella del presidente del Consiglio Nazionale. Che an~i nella più parte dei discorsi e degli interventi, fossero di uomini di destra, di centro o di sinistra, il medesimo concetto era più o meno esplicitamente confermato: quasi tutti i congressisti hanno lasciato intendere che lo Stato liberale non era l'abito tagliato su misura del cattolicesimo politico italiano, che quest'ultimo ne era assai poco soddisfatto ed intendeva cangiar lo appena possibile. Naturalmente si potevano notare divergenze tra coloro che volevano confezionare subito questo nuovo abito ed altri, i quali mostravano di voler adoperare ancora per qualche tempo quello vecchio (e sarebbe erroneo porre, senza troppe distinzioni, tutti i primi nelle fila della sinistra e considerare tutti gli altri dei moderati); ma tali [.7] BibtiotecaGino Bianco
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