Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

La scuola popolare, dopo dieci anni di attività, ha mostrato chiaramente la sua incapacità non solo di risolvere il problema dell'analfabetismo, ma anche di rid·urre il numero degli analfabeti. Naturalmente, dello stesso parere non è il governo: i ministri della P. I. hanno, infatti, sempre difeso la sct1ola popolare, nonostante il suo fallimento. Il 24 ottobre 1957, celebrando il decennale della scuola popolare, il ministro della P. I., Aldo Moro, affermò tra l'altro che « la battaglia contro l'analfabetismo, dopo un decennio di lotta, sta per essere vinta )). La vittoria sarebbe costituita dal fatto cl1e la percentuale degli analfabeti tra i ragazzi dai 14 ai 15 anni non supera il 2 per cento. Che, in effetti, oltre il 33 per cento -della popolazione, come risulta dal censimento del 1951, sia analfabeta e seminalfabeta, al ministro non importava nulla. Dopo un secolo, quindi, nulla è cambiato, o ben poco, .nella linea politica dei ministri della Pubblica Istruzione. Analfabetismo e miseria - Un esame del rapporto tra la diffusione dell'analfabetismo e la miseria delle popolazioni p·otrebbe provare, se necessario, che laddove la miseria è più diffusa, più alte sono le percentuali del1 'analfabetismo. Del resto, è noto a chiunque che il Mezzogiorno, dove l'analfabetismo raggiunge percentuali perfino incredibili, ha un livello di vita molto più basso di quello delle altre parti d'Italia. Pertanto, non è possibile negare che « la storia dell'analfabetismo è storia di miseria : dal basso salario del padre alle quasi gratuite prestazioni dei ragazzi, dall'acqua potabile lontana alla scarsa illun1inazione nella baracca o nella casa scavata nella roccia >>. Lo ha riconosciuto, del resto, anche la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla miseria in Italia, nei cui atti (Vol. I, pag. 59) si legge tra l'altro che « l'analfabeta non soltanto non potrà µiai diventare operaio specializzato, ma nemmeno avere la responsabilità dell'utilizzazione di mezzi meccanici nella lavorazione della terra, nè la possibilità di intre~ciare quei maggiori scambi con il mondo esterno che codesti progressi tecnici rendono inevitabili e necessari )). Il problema dell'analfabetismo è, senza dubbio, problema politico prima che economico. Non vogliamo affermare che lo Stato possa, nel giro di qualche mese, risolvere le questioni economiche dell'analfabetismo. Riconosciamo che un problema economico esiste, ma pensiamo che la sua [88] Biblioteca Gino Bianco

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