tevole della popolazione e del numero degli scolari. I fenomeni dell'affollamento, dei µoppi e tripli turni e, peggio ancora, degli edifici di fortuna, delle aule indegne di accogliere bambini e della assoluta mancanza di una degna casa della scuola, non risalgono certo agli anni successivi alla Liberazione, nè trovano origine nelle distruzioni belliche pur gravi, ma che comunque non hanno colpito più di 20.000 aule. Sono fatti antichi, piaghe di sempre, divenute oggi più intollerabili. Come abbiamo visto, negli ultimi 90 anni sono state costruite meno di 67 mila aule in tutto il paese. La legislazione sull'edilizia scolastica dal 1878 al 1949, quando entrò in vigore la legge Tupini, si è ispirata a un principio: l'obbligo di provvedere ai locali spetta ai comuni; lo Stato contribuisce al pagamento degli interessi derivanti dai mutui contratti dai comuni per costruire le scuole. Questo principio, che riversa sugli enti locali il peso della costruzione e della manutenzione degli edifici scolastici ha causato danni enormi, ed ha reso inoperante il principio dell'obbligatorietà dell'istruzione. Seguendo ancora questo cammino la situazione diventerebbe vergognosa. Dalla fine della guerra al 19S 1 sono state costruite in Italia 6.799 aule, mille circa ogni anno. In questi ultimi anni la media annuale è salita a circa tremila. Molti ne sono soddisfatti e ritengono che il problema possa essere presto risolto. Ma se non si costruiranno almeno 15 mila aule all'anno, quanti anni; a una media di tremila aule ogni 12 mesi, occorreranno per far fronte al fabbisogno della scuola? Il problema, secondo noi, non può essere risolto senza un piano organico. E' lo Stato che deve assumersi tutti gli oneri dell'edilizia scolastica: il suo intervento diretto e pianificato potrà consentire finalmente di risolvere questo problema altrimenti insolubile. Il problema degli insegnanti - L'insegnante è l'anima della scuola. Tutti lo dicono, anche i ministri della P. I., ma le condizioni di vita e di lavoro degli insegnanti sono rimaste sempre precarie. Cinquantasei anni or sono, nello studio che abbiamo citato, Alessandro De Castro scriveva: « Ideale di una vera democrazia impone di migliorare le condizioni materiali degli insegnanti elementari - il cui stipendio è così stretto che essi veggono la fame - in11alzarne il prestigio, dando loro quell'autorità che po- [83J · Biblioteca Gino Bianco
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