cifre che sono state pubblicate recentemente dal Ministero della Pubblica Istruzione e alle quali accennava il prof. Sacchetto. Secondo questi d~ti, mentre il Piemonte ha utilizzato il 70 per cento delle somme stanziate, la Puglia ne ha utilizzato solo il 30 per cento, la Basilicata il 23 e la Calabria addirittura il 15. Così, mentre, nel triennio '52-'54, nell'Italia settentrionale son_ostate costruite 4.450 nuove aule per le elementari, nel Mezzo-· giorno ne sono state costruite solo 1.070, cioè neppure la quarta parte. La cosa è tanto più grave perchè proprio dove il bisogno di scuole è maggiore, minore è il numero di aule costruite; e pertanto il dislivello tra la rete scolastica del Nord e quella del Sud, invece di diminuire, aumenta. Come si vede, esiste in Italia fra gli altri, il « privilegio del luogo di nascita >>: chi ha la fortuna di nascere in un posto invece che in un altro ha la possibilità di frequentare la scuola, perchè la scuola c'è; chi nasce dove la scuola non c'è, è per lo più lasciato al suo triste destino. E non è affatto inuti_le citare altri dati statistici. Il 1 ° gennaio 1955, a seguito della seconda rilevazione effettuata dal ministero della Po I., in Italia mancavano 69.000 aule, pari al 49,1 per cento del fabbisogno. Ma il fabbisogno, come s'è detto, è calcolato non già in base al numero dei ragazzi obbligati e alle condizioni delle scuole, bensì in rapporto al numero degli insegnanti in servizio; il che vuol dire che il numero delle aule occorrenti .è di gran lunga maggi9re di quello accertato. Non si esagera affermando che occorrono almeno 100-120 mila aule. Soffermandoci sui risultati della seconda indagine fatta dal Ministero, vedremo che, mentre il fabbisogno di aule s'aggira 11ell'Italia settentrionale intorno al 24 per cento, nell'Italia meridionale arriva al 63,9 per cento. A Salerno manca il 70,7 per cento del fabbisogno, ad Avellino il 71,7, a Catanzaro il 73,3, a Rieti il 73,7, a Benevento il 73,9, a Reggio Calabria il 79,6, a Cosenza 1'80 per cento. Ma la causa della mancanza di aule non è di ieri. Come rileva Alessandro Natta nella « Riforma della scuola » (aprile 1956), già in partenza lo Stato unitario - scegliendo la via facile dell'adattamento di locali di vecchi edifici appartènenti ad ordini ed enfi religiosi ed impostando, più tardi, la prima legge sul binario dei pagamenti differiti e dei contributi per mutui - determinava un distacco tra le disponibilità edilizie e le esigenze scolastiche. Tale distacco era peraltro destinato ad aggravarsi via via e per l'invecchiamento del patrimonio iniziale e per l'incremento no- [82] Biblioteca Gino Sia.neo
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