Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

• I • Di fronte, infatti, a sedi che con centinaia di alunni e decine di insegnanti hanno pochissimi locali o non ne hanno affatto, vi sono località in cui, ad esempio, per 11 insegnanti e poco più di 200 alunni si son costruite ben 28 aule, e località in cui si stanno costruendo 8 scuole per 4 insegnanti e 90 alunni complessivamente. d) Da affrontare, congiuntamente con il rinnovo o la costruzione degli edifici, è la questione dell'arredamento; un arredamento che, anche là dove ci sono aule adatte, risulta talvolta inadeguato, insufficiente, anacronistico. Un arredamento che, in taluni casi, è assolutamente mancante, addirittura. Questo è il quadro che emerge dalla compiuta rilevazione. Le cause sono molteplici. La prima è questa: che, cioè, mentre la Scuola è andata, attraverso i decenni, perfezionando costantemente i suoi ordinamenti, ampliando capillarmente la propria sfera di influenza, affinando la preparazione dei suoi docenti ed aumentandone il numero in rapporto al costante aumento della popolazione scolastica, nessun radicale provvedimento è stato mai preso ad adeguare alle crescenti esigenze la rete dei suoi edifici: edifici la cui costruzione essendo affidata all'iniziativa degli enti locali, sono sorti là dove le possibilità di codesti enti lo hanno consentito e là dove una particolare sensibilità educativa lo ha suggerito ed imposto. Nè gli espedienti a cui, di tempo in tempo, si è ricorsi - contributi, sussidi e agevolazioni di credito - hanno recato un contributo sensibile alla soluzione del problema, specialmente nelle zone più diseredate, così che si è andato via via accentuando il distacco, ingiu- · sto ed umiliante, tra i centri più provveduti e la maggior parte dei centri minori, specie quelli di campagna e di montagna>>. Questa, dunque, la realtà. La quale è stata affrontata con la legge 9 agosto 1954, integrata da quella del 10 marzo 1955. Le due leggi, teoricamente, dovrebbero rendere possibile la costruzione, in dieci anni, di nuovi edifici e aule scolastiche per complessivi trecento miliardi di lire. Queste leggi, però, non hanno assicurato l'intervento dello Stato a favore dei comuni poveri, e quindi della quasi totalità dei comuni dell'Italia meridionale e di quelli delle altre regioni che si trovano in zone più impervie (montagna). Secondo le leggi, gli amministratori locali devono scegliere le aree, far preparare i piani, chiedere i finanziamenti e svolgere poi tutte le pratiche previste dalle leggi che disciplinano l'esecuzione delle opere pubblich~. Questo iter, non solo non favorisce i comuni poveri, ma costituisce un enorme intralcio; e gli amministratori comunali finiscono col perdersi in difficoltà imprevedibili. Lo dimostrano le cifre che si riferiscono all'utilizzazione dei contributi statali concessi in applicazione della legge Tupini, [81] ·Biblioteca Gino Bianco

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