stibili da acquistarsi a1 di fuori dei Sei paesi dovevà eventt1almente ammontare al 38,6% del consumo totale delle nazioni dell'EURATOM. I « Tre Saggi )) visitarono gli Stati Uniti, il Canada e la Gran Bretagna, ed acquisirono conoscenze importantissime non solo sugli ultimi sviluppi della scienza e della tecnologia nucleari in queste nazioni, ma anche sulle possibilità offerte da ulteriori progressi nel campo delle ricerche attivamente perseguite sia in America che in Gran Bretagna. L'obiettivo dell'EURA TOM fissato nel rapporto era costituito dalla costruzione, a partire dal 1957, di centrali ato1niche, con una capacità totale di 15 milioni di kilowatt, la cui disponibilità avrebbe reso possibile la stabilizzazione delle importazioni di combustibile al livello che sarebbe stato raggiunto presumibilmente nel 1963. I « Tre saggi )> non erano ignari di quanto un tale schema fosse impegnativo e delle preoccupazioni che esso suscitava in coloro che ne dove- . . vano sopportare 1 costi. Fu richiesto in effetti alle compagnie elettriche di effettuare investimenti per la costruzione di centrali che avrebbero prodotto energia a costi varianti tra 11,1 e 17,0 mill/kvvh a seconda del tipo di reattore. Tali costi erano, nei casi più favorevoli, di circa 10-15% più alti di quelli sostenuti per l'energia prodotta in centrali convenzionali, sempre che la disponibilità delle centrali potesse essere utilizzata con un fattore di carico dell'ordine dell'80% e che i carichi fissi (sul capitale) non sorpassassero il 14%. I dati sui costi sono risultati dal Progetto ENSI, preparato dalla Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo e dal Governo italiano nel 1958. Un programma di tale ampiezza prevedeva non solo gli investimenti per la costruzione di centrali atomiche, ma anche la messa a punto di un programma di ricerca, sviluppo e preparazione <.-leplersonale che avrebbe permesso, in definitiva, alle industrie dei Sei paesi, di mantenersi in regime di autonomia, dopo il necessario aiuto iniziale dall'America e dall'Inghilterra. Mentre liindustria francese sembrò aver iniziato bene sulla via di un contributo allo sviluppo nucleare di quel paese, le industrie degli altri paesi dell'EURATOM necessitavano di uno sforzo immediato di vaste proporzioni. In verità, sarebbe stato inutile cercare dì stabilizzare le importazioni ~i combustibili convenzionali, se1:1za,allo stesso tempo, fornire ai paesi dell'EURATOM quelle misure necessarie ad una autosufficienza nella preparazione del personale e nelle attrezzature nucleari. [49] Bibliote. a Gino Bianco
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