Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

• n1oralista dal sociologo e dallo studioso del profondo è dunque la mancanza d'ottimismo, l'assoluta terribilità, mentre invece sia il sociologo che lo studioso del profondo, attraverso la critica delle strutture « inautentiche», hanno illuministicamente l'ambizione di ricostruire un uomo « libero» e perfettamente integrato, cioè non più alienato. Il moralista-intellettuale tenta per intanto, convinto come è della negatività assoluta del mondo circostante, di definirsi, di caratterizzarsi. Lo Zolla riporta, come dilemmatiche, le definizioni dell'intellettuale di Gramsci e di Croce. Per l'una, l'intellettuale « è chi esercita l'intelletto, ovvero chiunque detenga una tecnica)); per l'altra, « chiunque abbia un'educazio,ne che gli consenta di esprimere la sua personalità entro il suo particolare lavoro >> (Hegel: « per uomini colti si deve intendere coloro che possono fare ciò che fanno gli altri»). La scelta dello Zolla è chiara: l'intellettuale-tecnico sarà egli stesso sottoposto al processo ~i massificazione e decadrà in una posizione strumentale e subordinata; laddove l'intellettuale che voglia serbare ìibera e vigilamente critica la sua coscienza dovrà mantenere una sua « aristocraticità )), che impone sì un isolamento, che è il contrario del gramsciano mescolarsi attivamente alla vita pratica,. « ma non significa che l'intellettuale debba diventare idiota, nel senso greco, di uomo alieno dalla vita pubblica)). Questi è il vero intellettuale. Ma, ci sembra, questa figura di intellettuale, pur avallata dalla testimonianza di Croce, è anche essa dilemmatica: partecipare con distacco può significare sia partecipare con impegno e totalmente, serbando nella lotta la propria integrità morale e personale, come anche può significare una partecipazione non· inip·egnata, puramente testirno11iale ed in fondo indefferente, di tipo stoico. E dunque l'uomo politico è o non è intellettuale? Per lo Zolla, no. Il politico, « trasformandosi in appenclice di u11a azienda politica per le manipolazioni propagandistiche delle masse, perde persin~ la possibilità di porre il problema fra fedeltà ai principi e corruzione ... », poichè sembra che il partito - al li;rnite il partito è il partito· nazista (p. 194) - è sernpre una macchina per le « manipolazio,ni propagandistiche delle 1nasse ». Questa sfiducia dell'intellettuale (in questo caso dello Zolla) è sconcertante, ma anche significativa. La sua origine essendo sociologica, essa non dà adito a pent~menti ed impegni, visto che riposa su classificazioni nette e irriducibili. Tutta la « sociologia della crisi », tutta la critica al mondo moderno, al mondo del macchinismo industriale è illiberale, ove non la conforti la ricerca di una strumentazione atta a risolvere i molti indubbi problemi che il macchinismo ha imposto: e vorremmo· che lo Zolla ad esempio esami11asse l'ipotesi, a suo tempo mi sembra già avanzata dallo J ang, che il processo di « massificazione » possa rappresentare una via per cui paesi di formazione [40] BibliotecaGino Bianco I , . '

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==