Bo contro le organizzazioni cattoliche italiane, « ove tutto funziona e nulla vive ») o le vicende del precongresso giovanile di quel partito stanno a mostrare che in fatto di diagnosi e rimedi del male siamo ancora al livello della pratica stregonica e delle lamentazioni propiziatorie. II. L'intera questione va dunque ripresa ad un punto più alto: tornando a considerare, ad esempio, alcune proposte « azioniste )) del periodo clan-- destino - e poi degli scrittori di « Stato moderno )) al tempo della Costituente - tendenti a riconoscere ai partiti esplicite responsabilità costituzionali e a dettarne nello stesso tempo un'ampia e organica disciplina (3). In ogni caso, il punto di partenza andrà cercato nella sfera della Costituzione: non nel senso di trarre formali corollari legislativi da questo o quel!' articolo della « Carta )) del 1948, ma nell'altro, di ricondurre ogni soluzione (3) Cfr. l'ampia analisi di Mario Paggi, col titolo Assemblee costituzionali e· partiti politici, in « Stato moderno », 20 maggio 1946: « Ma fra quei partiti (i partiti "di comitati") e quelli odierni c'è la stessa differenza che passa tra la fragilità dell'infanzia e la durezza della virilità ... nè si pensava ad una organizzazione "totalitaria",. come quella che si profila adesso; né dietro ai partiti c'erano pile di libri, analisi sottili ed esegesi minute, sicchè il passaggio da un partito all'altro era cosa che impegnava, a dir molto la coscienza, e quasi mai il cervello, la cultura, la fatica di una vita .... Questo fenomeno è uscito ingigantito dall'esperienza del partito unico, tanto che men-· tre cosiffatti organismi si incontrav_ano prima soltanto presso i partiti proletari, oggi essi si sono estesi a tutte le organizzazioni politiche, anche dei ceti più schiettamente conservatori. .. Tutto questo naturalmente è scritto non in odio ai partiti, la cui esistenza e il cui funzionamento sono strettamente necessari in una democrazia, ma perchè la responsabilità sia tutta dei responsabili, e il potere degli organi dello Stato. A questo punto dell'indagine il problema potrebbe naturalmente allargarsi. Non è forse giunta l'ora di disciplinare giuridicamente i partiti? E nel caso positivo, non si possono trasferire giuridicamente ad essi poteri costituzionali, a impedire che se ne impossessino di fatto? E tutto ciò non potrebbe avere riflessi decisivi sul tipo costituzionale da costruire? Se si vuole uno Stato nuovo, bisogna guardare alla realtà nuova ». Per altri suggestivi spunti di « Stato moderno ))' vedi Mario Paggi: Il governo e i partiti, 5 luglio 1945; La crisi dello Stato, 20 dicembre 1945; Sondaggi, 5 luglio 1946; Un attentato e parecchi problemi, 20 agosto 1948. (19] ibliotec-a Gino Bianco
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