stinte di organi, le due correnti di forza ( « dall'alto )) e « dal basso )) si intrecceranno confusamente: ma la prima guadagna ovunque terreno, portato di sviluppi obiettivi della lotta politica, e di una vasta centralizzazione di poteri economici, burocratici, sindacali, che, riflettendosi nei partiti, non tollera più le antiche autonomie di località e di settori. Affannarsi a innalzare ostacoli ed argini provvisori su questo cammino, che è necessario, è sforzo inconcludente. Freni, regole, controlli di nuovo tipo a garanzia della libertà, si dovrebbero invece studiare in rapporto alle _ dimensioni nuove del problema: affinando, ad esempio, le procedure di formazione delle direttive politiche nazionali, e le tecniche del controllo sulla loro esecuzione: e non ostacolandola, quella formazione, o circoscrivendone (solo nei desideri, del resto) la portata. Non è questione, insomma, di escogitare espedienti empirici contro il prepotere degli apparati: ma di sviluppare il tema politico e giuridico del « partito moderno )) in una articolazione istituzionale e in una « dottrina )) dell'organizzazione democratica, che siano frutto di concreta intelligenza dei processi in atto. Estranei a quest'ordine di problemi si tengono invece, per primi, coloro che vivono quotidianamente l'esperienza dei partiti. Ancora recentemente Umberto Segre (2) mostrava come ·le nuove teorie dell'on. Fanfani intorno alla « base ))' vista come istanza mistica risolutiva del contrasto tra i vecchi « notabili )) e i giovani « federali )) nella Democrazia Cristiana, si aggirino inconsapevolmente intorno alla problematica leninista, del « centralismo democratico )) come sintesi fra la spontaneità della base e l'azione programmata delle avanguardie. Una breve storia delle polemiche statutarie fra le correnti della D. C. sarebbe anche la più incisiva critica all'astrattismo dei rimedi chiesti all'empiria, ponendo in luce l'ironia tutta propria al diritto, del coordinamento sistematico delle norme che rivela e punisce l'incoerenza degli orientamenti pratici. Se la « democrazia interna )> non vuol restare soltanto una aspirazione, le enunciazioni ideologiche e moralistiche devono tradursi in garanzie di ordine obiettivo, in richieste di istituti giuridici positivi. Ma la strabiliante procedura delle fasi finali del congresso di Napoli del P.S.I. (dove Nenni aveva ripreso assai felicemente, in polemica .con i « morandiani », la denunzia di Carlo (2) Il pomo della discordia, ne « Il Mondo » del 4 agosto 1959. [18] Biblioteca Gino Bian.co
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==