Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

tura puramente pragmatica di squilibri istituzionali più vasti e complessi, le cui radici vanno ricercate ad altri livelli. Intuizione che è poi anche nel linguaggio politico corrente, quando dilata l'uso del termine « apparato >> ben al di là di funzionari di prof essione o della « macchina >> nel senso • tecnico. Negli apparati si è finito col simboleggiare, in certa letteraturà, ogni debolezza organica della democrazia: l'altra faccia del disinteresse degli italiani per la politica, che prende corpo in esangui generalità sociologiche, volto muto di un potere sentito formarsi fuori dell'intervento e della partecipazione dei molti. Si materializza la propria estraneità ideale in un feticcio, nei confronti del quale ci si atteggerà poi, volta a volta, a rivolta impotente, a mistica adesione, a inerte rassegnazione. Visioni allucinate, che proiettano all'infinito, in una dimensione mitica, un senso di sconfitta: .alibi per trarsi fuori del terreno reale della lotta politica, o scintillanti paraventi dell'incapacità a organizzare e guidare alla lotta forze collettive. -- Chi invece sa distogliere lo sguardo da quei volti di Medusa, si volge ,a una concreta ricognizione di tutte le caratteristiche delle burocrazie di partito. Ma i tratti veramente comuni sono pochi: partiti dove non esiste come potenza a sè l'apparato, anche se non per questo più democratici; partiti dove i funzionari sono esclusi dalle responsabilità dir~ttive politiche; partiti, come il comunista, dove anche statutariamente attorno alla figura del << rivoluzionario di professione >> ruota tutta l'attività interna. Generale, invece, è la profonda alterazione nel rapporto tra le centrali politiche nazional1 e le organizzazioni locali, rispetto all'immagine che viene dalla tradizione e che custodiscono gli statuti. C'è una tendenza, n~lla pratica, a fare dei segretari provinciali piuttosto gli agenti delle direzioni nelle province, che i responsabili di un'attività autonoma. Le centrali nazionali sentono che il successo della propria azione politica dipende da una pronta e uniforme esecuzione di direttive a tutti i livelli e in tutto il paese, che ci si sforza di sottarre alla sorte mutevole delle elezioni di base: necessità oggettiva, cui finisce col piegare la « democrazia interna >>. Nascono una disciplina e una coesione nazionali, e il partito stesso come realtà na~ionale piuttosto che federazione di località: e parte di qui lo sviluppo, -anche indipedentemente dalla presenza di burocrazie professionali, di una « funzione » esecutiva, assicurata da una struttura che, quale che ne sia la veste formale, è gerarchica. Dove non vengono incanalate in serie di- [17] iblioteca Gino Bianco

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