Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

portanza assoluta: con l'avvento dell'automazione la classe operaia è destinata a non rappresentare più la punta avanzata del proletariato, come ebbe a teorizz are Marx e come fino ad oggi pretendono i suoi epigoni. Questa, in sintesi, è la tesi centrale dell'Acquaviva che, se non manca di essere suggestiva, mi sembra però un po' troppo azzardata, spe cie nella conclusione, quando afferma: « Nella fase dell'automazione le posizioni si capovolgono: la classe operaia diviene la coda più 'attardata' rispetto alla più moderna strutturazione in classi della società. Il sottoproletariato agricolo e industriale scompare con estrema rapidità, riducendosi progressivamente ad una percentuale insignificante dell'intera società, per cui l'operaio diviene l'ultimo gradino della scala sociale. Al di sopra dell'operaio si crea una nuova classe che, connessa direttamente, a causa delle maggiori possibilità intellettuali, al processo amm1n1strativo e produttivo, si attesta su posizioni di netta superiorità e d avanguardia rispetto ali' operaio » (p. 135). E' un'affermazione, almeno in parte, estremistica, anche se non va dimenticato che qualche altro studioso di sociologia industriale è dello stesso avviso in argomento. Le probabilità che l'automazione produca una nuova classe (ma il termine «classe» andrebbe corretto sotto il profilo della se mantica) mi sembrano però verificabili solo a lunghissima scadenza, specie se si considera la situazione europea d'oggi, e quella italiana in particolare, perchè dip enderanno soprattutto dal grado di trasformazione dell'odierno processo produttivo e dal suo continuo ritmo espansivo . .-ruttavia, pur con queste riserve, il sagg io dell'Acquaviva può essere stimolante, proprio perchè sottolinea l'esigenza di p revedere, in funzione delle scelte future, quali saranno le conseguenze più sensibi li che deriveranno dal rapido affermarsi delle categorie dei tecnici e degli specialisti. Non è difficile prevedere, infatti, che l'importanza di questa n uova classe - che apparentemente potrebbe agire solo all'interno del mondo industriale - è destinata a diventare sempre più rilevante in un futuro più o meno lontano, non solo perchè i tecnici e gli specialisti cresceranno di numero a mano a mano che si diffonderà l'automazione in settori sempre più vasti; ma per chè si consoliderà e si rafforzerà la struttura assunta dalle corporations, dove questa classe espande il suo potere. Col progresso scientifico e tecnologico, e la consegu ente esigenza di una pianificazione produttiva centralizzata, di una gerarchia ar ticolata su una vasta struttura organizzativa, la corporation, infatti (come ha sottolineato efficacemente anche il Berle) è destinata ad accrescersi, continuamente in senso verticale ed orizzontale, ingigantendo a dismisura il suo potere su tutta la so cietà e, al limite, controllandone persino la dinamica. E' in questo quadro, di cui la corporation rappresenta il centro gravitazionale, che la nuova classe acquista un ruolo determinante, perchè da semplice staff tecnico all'apice della gerarchia industriale, intacca il potere dei managers e della burocrazia dirigente, assume il controllo della corporation e non tarderà a diventare una classe sociale vera e propria, capovolgendo - o almeno trasformando radicalmente - l'antitesi dialettica borghesia-proletariato. Questa classe, infatti, (che · non si identifica coi modelli proposti dal Weber, dal Burn ham o dal Veblen) presenta elementi, caratteri e attributi assolutamente nuovi, c he la distinguono dal proletc:1riato e dalla borghesia, perchè i suoi componenti formano la categoria sui generis del tecnico e dello specialista, che non è nè si sente operaio, perchè non usa semplicemente ma conosce e domina la macchina, e neppure è nè tende a diventare proprietario - e quindi capitalista -, ma tuttavia dispo ne di un forte potere effettivo di fatto, sui mezzi di produzione, e quindi tende a d esercitare attraverso l'industria un'influenza determinante su tutta la vita sociale. [125] ib.lioteca Gino Bianco

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