Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

. .. I gnarsi seriamente « per l'alternativa fra magia e razionalità, superst1ztone e scienza, così importante nello svolgimento dell'illuminismo anglo-francese» (p. 176). Questa la tesi del De ~1artino, esposta in uno stile piacevole e b rillante, suggestiva, e non priva certo di elementi di convinzione. La convi nzione, però, più che dagli argomenti portati, nasce dal fatto che uno svolgime nto come quello delineato quadra assai bene con quanto già dal Croce abbiamo appreso sulla storia napoletana e sull'atteggiamento degli illuministi napoletani, i quali concentrarono i loro sforzi soprattutto sulla questione spiccatamente politica dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato. Ed in verità il De l\Iartino punta tu tta la sua posta sull'illustrazione dell'operetta settecentesca di Nicola Valletta, Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura) la quale sarebbe il frutto letterario più illustre di quel compromesso psicologico tra i lumi della ragione e l'oscuro prestigio di certi naturali incantesimi. Testimonianza preziosa di un costume che dilagò in moda, se già l'anno successivo un professore di etica dell'Università napoletana, Gian Leonardo Marugi, poteva dare con successo alle stampe i suoi Capricci sul fascino) che la Cicalata imitano, per non dire delle opere dello Zezza, dello Schioppa e d i quella assai più famosa del canonico De Jorio sulla Mimica degli antichi investigata nel gestire napoletano. . Senonchè, sull'opera del Valletta pesa il giudizio del Croce (in Quaderni della Critica) n. 3 del 1945, pp. 20 segg.), il quale, se da un canto lamenta che le storie letterarie tralasciano financo di menzionare il titolo di questo gustoso esempio di letteratura bernesca, dall'altro non esita a qualificare schiettamente giocosa e niente affatto seria la prosa del Valletta, il quale « era illuminista e aveva accolto i risultati della polemica illuministica contro consimili superstizioni>>. Ora non già che il De Martino ignori questa recente opinione crociana, ma la corregge, sforzandosi di dimostrare « che il Valletta credeva nella jettatura >>(p. 140). La dimostrazione, però, è debole e stentata, sicchè almeno il dubbio che la tesi tradizionale regga, sopravvive, è corposo. Ora sul dubbio non si edi ficano tesi, nè si fondano dimostrazioni. Del resto, anche a voler ammettere che il De Martino colga nel segno, nella sua valutazione della Cicalata) sarebbe pur sempre troppo piccolo argomento a favore di una tesi così ampia e impegnati va come quella enunciata. Tesi, però, che noi siamo ben lungi dal rifiutare, perc hè ci sembra, in realtà, che essa ben si accordi con alcuni punti fermi già acquisiti dalla più avvertita storiografia. [L. A.] L'automazione creerà una nuova classe? In questi ultimi tempi, anche in Italia, la letteratura in tema di automazione comincia a prendere consistenza, seppure rimangano esigui, o q uasi inesistenti, i lavori organici e sistematici rispetto ai molti saggi di rivista ed ag li articoli giorna~ listici, e fioriscano invece troppe dispute polemiche, generiche e su perflue, a sfondo ideologico. Il materiale raccolto è però sufficiente per tentare qualche comment o su uno dei fenomeni più significativi di questi ultimi anni. Naturalmente gli angoli di osservazione per affrontare uno studio del genere sono infiniti, e quindi in questa sede (prescindendo dai risultati scientifici e tecnici che l'automatizz azione e l'automazione riusciran~o a dare al ciclo produttivo) mi limito a segnala re alcuni spunti di riflessione sollevati dalla lettura di un recente saggio di SABINOS. ACQUAVIVA, [123] ibliotecaGino Bianco

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