• prezzo di una rivolta terribile, di tutti coloro che non potrebbero mai ammettere l'antistorica restaurazione di una società, nella quale la fede religiosa sarebbe il cemento agglutinatore e, insieme, la pietra di parag one delle passioni civili, e dalla quale sarebbero di necessità banditi quei valori, dalla libertà di pensiero alla tolleranza, nei quali tutti gli uomini liberi vedono oggi la ragione prima della loro opposizione intransige nte ad ogni regime totalitario, di qualsiasi ispirazione esso sia. Certo, è facile intendere che negli interventi> soprattutto dei delegati del centrosinistra e della sinistra a Firenze (ed anche in quelli di nume rosi dorotei), l'obiettivo polemico principale era il Partito Liberale Italia no: era quest'ultimo che si voleva denunciare innanzi tutto come il campi one strenuo di un dottrinarismo e di una politica sostanzialmente incompatibili con le aspirazioni di giustizia sociale, <li cui il cattolicesimo pol itico italiano vuole essere assertore. E bjsogna riconoscere che tale polemica può essere giusta e perfino necessaria: la degradazione· del P .L.I. a strume nto di interessi di categoria, l'insi tenza con cui molti leaclers di questo partito e prima di tutti il Segretario, on. Malagodi, difendono le tesi di un ]iberismo estremo ed assurdo, soprattutto l'economicismo dell'attuale impostazione politica liberale, son cose cl1e non si possono mettere in dubb io e che difficilme11te si possono difendere. Il P.L.I. è diventato un partito ostinata1nente ed ottusamente conservatore, cl1e difende, con inconsapevo le e deteriore marxismo, una concezione classista della società, ha subito una involuzione che ricl1iama alJa memoria quell~ dei doctrinaires nella Francia degli anni precedenti la rivoluzione del '48 e che è un tradimento dello spirito perennemente rinnovatore del liberis1no. Il governo che vag heg- . giano oggi molti di coloro che dirigono il Partito Liberale si può de finire con le parole stesse con cui Tocqueville definiva quello degli ultimi te mpi della Monarcl1ia di Luglio: un governo che rassomigli sempre più ad una società industriale, e nel quale tutte le decisioni si prendano in vista degli utili che possono derivarne agli azionisti. Nè val la pena di ricord are ancora una volta ciò che già tante volte si è potuto leggere in questa rivista, sulla gravità di tale fenomeno involutivo per l'equilibrio delle forze politiche e soprattutto per l'avvenire del paese, e di aggiungere ch e lo . spirito autentico del liberalismo non è più in quel partito che si fregia ancora dei no1ni di Cavour e di Giolitti e di Croce, e cl1e meglio fare bbe, [10] BibliotecaGino Bianco
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