Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

... La magia e la jet tatura. Questo ultiino volume del De 11artino (Sud e 1nagia, Feltrinelli, Milano, 1959, pp. 205) in una prima parte, intitolata alla « 11agia lucana», raccoglie « il materiale documentario relativo alle sopravvivenze lucane delle forme più rozze di bassa magia cerimoniale», che l'A. direttamente raccolse nel corso di una serie di esplorazioni etnografiche condotte dal 1950 al 1957. La fascinazione, in dialetto affascino, e il rapporto di essa con l'eros; la rappresentazione n1agica della malattia e la particolare importanza che la fascinazione può esercitare sullo infante o addirittura sul latte materno; la sopravvivenza di pratiche magic.he in relazione al lavoro dei campi, quel « precettare il tempo, con cui ci si sforza di disfare la tempesta che si avvicina e che minaccia il raccolto» (p. 64). Un lungo paragrafo, infine, è dedicato alla « Vita magica di Albano»; qui il lavoro di esplorazione etnografica fu svolto in équipe dall'A. con Emilio Servadio e Mario Pitzurra e si avvalse del generoso finanziamento della Parapsychology Foundation di New York. All' A. preme, in questa parte, illustrare « la struttura delle tecniche magiche, la loro funzione psicologica, il regime di esistenza che ne favorisce il perdurare » (p. 8). La competenza, la passione, l'impegno severo del De Martino in siffatte ricerche sono orn1ai noti così, che è del tutto inutile spendere parole per sottolineare l'alto valore documentario di queste pagine, che numerose fotografie saggiamente accrescono. Il volume ha poi una seconda parte, intitolata « Magia, cattolicesimo e alta cultura», dove il De Martino, dopo aver delineato un'interpretazione sociologica dei fenon1eni, con l'intento di mettere in luce i rapporti che intercorrono tra queste sopravvivenze 1nagiche ed il cattolicesimo « nelle sue particolari accentuazioni magiche meridionali », giunge, infine, ad analizzare « la partecipazione dell'alta cultura meridionale alla polemica antimagica da cui è nata la civiltà moderna». La magia lucana - afferma il De Martino - è tutta tesa alla destorificazione del divenire. Con la tecnica del così - conie, « la prospettiva negativa è cancellata in virtù di un co1ne mitico il cui modello va rigorosamente iterato sia nelle interdizioni che comporta, come nelle riparazioni che comanda» (p. 107). In tal modo, ogni « prospettiva infausta è riassorbita nell'orizzonte metastorico, dove non ci sono traversie, o dove il negativo è sempre cancellabile per la semplice ragione che è già stato cancellato » (p. 108). A questo punto, però, il De 11artino si avvede che i modelli lucani di destorificaziont: sembrano sfuggire ad una indagine storicistica, in quanto si ritrovano con strutture più o meno analoghe in a1nbienti culturali e storici assai diversi tra loro. Tuttavia, questa apparente astoricità si spiega con il carattere stesso della magia, che si atteggia « più come un fatto naturale che come un atto umano, perchè affonda le sue radici in un rischio che comporta proprio il naturalizzarsi della vita psichica nella sua forma estrema della caduta dell'energia oltrepassante della presenza » (p. 111). E' il fenomeno di alienazione o di assenza noto come essere agito da. Ma va anche aggiunto - e l'osservazione è molto più importante - che questa apparente astoricità è frutto dell'errore metodologico di isolare il fenomeno magico dal contesto culturale nel quale esso di volta in volta si inserisce. Sfuggire a questo errore vuol dire evitare l'inconcepibile isolamento del mondo magico. Non per questo, certo, le tecniche n1agiche potranno storicizzarsi; diverranno accessibili, però, « i significati che il momento magico acquista e manifesta soltanto a seconda delle civiltà, delle epoche e degli ambienti storici, onde solo per entro la storia religiosa o morale di queste civiltà o epoche o a1nbienti anche il momento magico riceve il suo giusto posto nel dinamismo culturale» (p. 115). [121] · Biblioteca Gino Bianco

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