I stoica e cristiana del diritto naturale, l'altro, che fa capo ad Hobbes e vien seguito da Locke e da Rousseau, la cui continuità con la dottrina classica è soltanto apparente. A questo secondo risale, secondo Antoni, la responsabilità d'aver misconosciuto il valore etico-religioso della persona u1nana e d'aver così aperto la via all'individualismo· detto «atomistico>>, cioè a quella concezione deteriore dell'in- , dividualismo e del liberalismo che Hegel ed i suoi seguaci si proposero di « superare». AntoJ;J.i, viceversa; sulle orme di Troeltsch, si richiama all'etica del calvinismo che impone al credente l'attivo e costante impegno per la causa di Dio e della sua gloria. E' questa, secondo Antoni, l'autentica etica del liberalismo, che occorre riaffermare ai giorni nostri contro l'etica « senza persona » della civiltà di massa. Anche in questo caso, la posizione di Antoni trova significativo riscontro in talune analoghe nel circolo de La Critica. Si pensi alle pagine del Croce su Ginevra ai tempi di Calvino ed alla tesi di Omodeo su Giovanni Calvino progenitore di libertà. Torna opportuno ricordare che lo stesso Croce, mentre aveva respinto come un labile compromesso teoretico la concezione di Troeltsch, aveva mostrato di apprezzare il profondo valore storico delle ricerche di Weber e di Troeltsch sull'origine della concezione liberale della vita. Ma, a parte tutto ciò, è da chiedersi quali siano le conseguenze delle tesi di Antoni in relazione aì problemi presenti del giusnaturalismo ed alla possibilità d'una sua restaurazione. In sostanza Antoni -viene a confermare l'impossibilità di. ridurre ad unità il concetto di diritto di natura. Quando egli afferma che il giusnaturalismo moderno, per lo meno in una delle sue correnti, è responsabile dell'alienazione dell'individuo contemporaneo, resta aperto il problema fondamentale, quello dell'unità di principio del diritto naturale e del modo in cui questa può essere concepita oggi dalla scienza laica, che inclina sempre ..p. iù diffusamente a considerare il giusnaturalismo esclusivamente nella sua « funzione » psicologica ed ideologica. Dal punto di vista storico è da osservare, come ha di recente ricordato Passerin D'Entrèves, che, alla vigilia delle rivoluzioni americana e francese, la vecchia teoria del diritto naturale. imperniata sulla nozione di « legge naturale», si è trasformata in una teoria dei « diritti naturali», premessa alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo. E' a tale decisiva trasformazione che si fa risalire la genesi della dottrina giusnaturalistica rivoluzionaria, in contrasto con la tendenza fondamentalmente conservatrice, del diritto naturale classico. Se ciò è sostenibile, come dagli studi più recenti sembra, la storia del giusnaturalismo moderno e laico coinciderebbe in pieno con quella delle « origini dello storicismo » nel Settecento disegnata da Meinecke. Una più precisa determinazione del concetto di « diritto di natura» appare probabilmente destinata a restringere, non ad allargare, la possibilità di richiamarsi ad esso per superare lo storicismo «illimitato» e relativistico. E' indubbio che le posizioni radicali assunte dalla massima parte dell'etica contemporanea in rapporto al problema del valore e della giustizia - non si può non pensare a Kelsen - mantenga vivo ed attuale il richiamo del Troeltsch ad « una norma salda» ~he delimiti e domini la vita storica. A tale bisogno intramontabile dello spirito umano hanno, in modi vari, risposto le religioni e le metafisiche, solo che la risposta dello storicismo deve tenersi e restare valida nell'an1bito della fondamentale storicità dell'uomo, su cui unicamente fa presa lo spirito critico e scientifico. [G. Ca] ' [120] Biblioteca Gino Bianco
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