\ te bilancio di questa imponente rivoluzione. Esso, certamente, non è esente di difetti e lascia adito a _qualche riserva: troppo più compatto di quanto non fosse in realtà è, ad esen1pio, prospettato il fronte del New Deal; troppo accentuata ci sembra l'insistenza sul problema del comunismo come causa di turbamenti nella società americana degli ultimi anni, laddove, forse, si doveva insistere su altri fattori di squilibrio (l'elefantiasi dell'urbanesimo e il conseguente smarrimento di un certo spirito comunitario ai livelli più bassi, le difficoltà di adattamento di ceti diseredati nel passato e che hanno attualmente raggiunto uno status più elevato, ecc.); troppo trascurato il problema dei nessi e dei contrasti tra la rivoluzione di Roosevelt e il più recente passato degli Stati Uniti; troppo elusiva, finalmente, la conclusione generale, condotta sulla falsariga di un'analisi della Démocratie en Amérique del Tocqueville, la quale non riesce nè un'ordinata prospettiva della situazione attuale della società americana, nè un'analisi compiuta del pensiero del grande teorico (anzi quest'ultima è tenuta per due terzi sulla linea delle profezie giuste e di quelle sbagliate, che è la più fuorviante per intendere Tocqueville). Ma proprio il fatto che si senta il bisogno di avanzare delle riserve è prova del valore dell'opera dell'Einaudi, della sua capacità di stimolare e far riflettere : on ne prète qu' aux riches, si potrebbe dire a giustificazione di qualche delusione che esso provoca. E finalmente si deve sottolineare la nobile passione, che s'indovina nell'autore, di offrire questo ricco e affascinante bilancio ad un'Europa che ne ha bisogno: una passione che non soverchia mai l'obiettività dell'analisi, e si fa, anzi, ansia di verità. VITTORIO DE CAPRARIIS [117] · BibliotecaGino Bianco • I
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