Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

sviluppatasi tra il '35 e il '37, ha portato ad un'autentica rivoluzione costituzionale. Questa, anzi, può essere assunta come il simbolo del mutamento e insieme del modo in cui questo si è prodotto. La stessa Corte, che aveva annullata una parte cospicua della legislazione del New Deal tra i1 '34 e il '35, senza che nessun cambiamento sia intervenuto nella sua composizione, rovescia le sue posizioni : « non possiamo chiudere gìi occhi di fronte ai fatti più evidenti della nostra vita nazionale e trattare le questioni degli effetti diretti ed indiretti in un vuoto intellettuale » seriverà il Chief J usti ce H ughes nella memorabile sentenza della causa West Coast Hotel Company v. Parrish che segna appunto l'inversione del trend. La maggioranza 5 a 4 contro la legislazione rif armatrice in nome della vecchia ideologia liberistica diventa una maggioranza 5 a 4 a favore delle riforme e contro il liberismo: il giudice Roberts aveva mutato parere! Sembra certo, orn1ai, che, se la sentenza fu pubblicata dopo la presentazione al Congresso del progetto di riforma della Corte con cui l'Amministrazione tentava di spezzare l'ostruzionismo della Corte stessa (5 febbraio 1937), la votazione sulla causa si ebbe tra il 16 e il 19 dicembre del 1936: Roberts non si era arreso ad una minaccia, dunque, ma aveva maturata una conversione. Certo, lo strepitoso successo elettorale di Roosevelt nel novembre '36 e la polemica che l'aveva preceduto, l'atteggiamento di giudici come Stone e Brandeis, ebbero qualche parte in quella conversione: ma quel che conta è che non vi furono coscienze forzate. « L'ansia di illuminazione del giudice Roberts », ha potuto scrivere uno dei maggiori costituzionalisti americani, Corwin: il maggior titolo di gloria di Roosevelt è, forse, proprio nel fatto che egli ' avesse liberato queste ansie, avesse, cioè, fatto maturare un clima intellettuale e psicologico nel quale i mutamenti parevano naturali. Se oggi i dirigenti dell'industria si sentono pur essi in qualche modo investiti di un pubblico mandato e responsabili del benessere generale; se il comune delle persone si sente liberato dalla paura; se le nuove classi dirigenti politiche hanno, per lo più, accettato la concezione rooseveltiana della responsabilità preminente del potere pubblico; se la Cor- ' . ' te non e p1u un « supergoverno », ma un autentico baluardo di libertà, conformemente alle· intenzioni dei Padri Fondatori; se il federalismo è stato come rigenerato; se, insomma, la maggior parte delle riforme del New Deal è entrata a far parte del costume americano, ciò si deve, appunto, al fatto che si è appena detto, che il New Deal medesimo, prima ancora delle riforme economiche, aveva creato quel clima d'opinione che faceva apparire naturali tali riforme. E si potrebbe aggiungere che se questo potè avvenire la maggior parte del merito deve essere attribuita a Roosevelt e a quelli dei suoi collaboratori, che avevano intuito come fosse necessario tenersi nel solco della tradizione americana: i Tugwell, che hanno rimproverato la tiepidezza pianificatrice o l'abbandono del programma del « terzo partito » autenticamente riformista, non hanno compreso che la gran-- dezza del New Deal è stata appunto nel non aver commesso stravaganze ed eccessi, che avrebbero fatto di una grande rivoluzione democratica una piccola eresia socialista. Il libro di Mario Einaudi è l' avvincenfll6l Biblioteca Gino Bi neo

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