stessa, sicchè durante i primi 5 o IO anni d'impiego sarebbe nell~ condizione di sviluppare la propria eventuale abilità. Soprattutto, questi guadagnerebbe un senso di comunità con l'industria. L.a direzione, che ancor oggi non sembra conoscere miglior filosofia di quella dello Smith, non ha compreso quale grande dono l'o-peraio sia pronto a dare: quello di appartenenza; il desiderio, cioè, d'essere parte della comunità in cui lavora. Da un punto di vista sociale, ciò significa rendere all'operaio quel senso di responsabilità, di cui lo sviluppo industriale lo aveva privato e che in parte i sindacati hanno restaurato, ritornandoglielo, nella difesa del suo lavoro. Che ciò sia fattibile, è fuor di dubbio, ma (a prescindere dalla difficoltà tecnica rappresentata dal fatto che in America un settimo della popolazione si sposta ogni 1O an11i) che si riescano a scardinare i preconcetti risalenti alle origini stesse della rivoluzione industriale, mi sembra, purtroppo, oggetto di grave dubbio. MINO VIANEIL'LO lllO] Biblioteca Gino. Bianco
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