Nord e Sud - anno VI - n. 61 - dicembre 1959

pecuniari, ma anche fisici e psichici e di prestigio. Ciò, del resto, è naturale: il progresso tecnico sembra non possa idealmente andare disgiunto da quello sociale-, sicchè laddove t1na migliore organizzazione dei fattori produttivi si afferma, è umano che ci si aspetti di trovarci anche un più alto livello di giustizia. Ma basterebbe riflettere che le probabilità di pron1ozione sono rese vieppiù aleatorie e complicate dall'ingrandirsi della fabbrica, dalla sta11dardizzazione del lavoro e dalla tendenza della direzione ad assumere il personale di supervisione direttamente all'uscita delle varie scuole professionali, per far svanire sul 11ascere le rosee illusioni di un equo sistema di avanzamento. L'orizzonte, per l'operaio, si configura al momento dell'assunzione, e ben difficilmente ca1nbia, se non per dettagli più o meno trascurabili. E, se non la natura stessa del lavoro, il contratto tende, spesso in ogni caso, ad annullare quella che dovrebbe essere la forza motrice dell'avanza1nento, e cioè l'ambizione. Ciò che resta è la speranza che, se non la propria, la vita dei propri figli, ne uscirà miglio~ata e capace di godere tutte quelle possibilità, di cui di solito, orniamo con l'immaginazione una società progredita e den10cratica. Speranza men vaga di quanto non si creda (anche se il costo sempre più alto dell'istruzione dovrebbe dissipare le illusioni), dotata di una profonda capacità d'imporre il sacrificio, e pervasiva al punto da far dimenticare quello che pure è palese: che, cioè, le condizioni di vita di un operaio, entro la fabbrica non cambieranno 11el corso della sua esistenza. Non che la direzione nutra necessariamente piani sinistri di oppressione spirituale o fisica. Ma, come può l'abilità, la diligenza, la tenacia individuale emergere e farsi notare entro le dimensioni, per esempio, di una fabbrica della General Motors? Anche se tali doti d'operosità individuale veramente esistano, la direzione non ne sa nulla; e prima che esse s'impongano, l'operaio ha perso e l'ambizione e la voglia di far valere il suo diritto. Senza contare i favoritismi, le manovre di vario genere, e le pressioni, la promozione all'i11terno d'una di queste fabbriche colossali, più simili a un formicaio umano che ad altro, è pressochè impossibile. Dunque, ecco una prima !'ealtà di cui bisogna tener conto. Quanto minore è la fabbrica tanto maggiori sono le possibilità che l'abilità personale si faccia notare, sia tenuta presente e impiegata. Ivi, di conseguenza, il lavoro sarà distribuito più equamente e in modo più razionale, in quanto più consono alla realtà. Ivi, le promozioni saranno più frequenti e rispondenti ai fatti. Tuttavia, anche nel caso di una fabbrica di modeste proporzioni, ove le opportunità di avanzan1ento siano effettive, esiste un limite, oltre il quale l'operaio non può andare: raggiunto il giado di capo-operaio, ogni miraggio di promozione scompare, e l'operaio ricade in quella che effettivamente è la sua ,condizione: un alienato, un ·paria della società industriaJe. La tendenza, [105] ibliotec·a Gino Bianco

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