l'acquisto di materie prime da parte dei paesi industrializzati) apporta un contributo decisivo all'aumento del reddito ed alla evoluzione economica, tecnica e sociale dei paesi sottosviluppati; i quali, altrimenti, non sarebbero mai entrati nella spirale del progresso; oppure vi sarebbero entrati con qualche secolo di ritardo·. Ragionan.do in termini assoluti, la tesi sembra ineccepibile; fors_enon è pit1 così in termini relativi. Un primo, rilievo. Stante l'accentuato peggioramento dei terms of tradeJ i paesi industrializzati raffo-rzano sempre di più, come si è visto, la propria posizione economica, anche se la controparte dei paesi arretrati ottiene_ qualche miglioramento globale. Ma negli uon1ini la tentazio,ne del confronto è istintiva e ne deriva uno stato d'animo di più accentuato disagio., anche se si può godere dell'uso di tante cose prima sconosciute, ed indubbiamente dovute all'Occidente. Spesso la dipendenza economica si traduce in legami politici che non sono sempre ben tollerati. Un secondo rilievo. È caratteristica peculiare dei paesi sottosviluppati quella di presentare forti distanze sociali fra i vari ceti. Da una parte la ristretta élite dei proprietari delle terre, delle piantagio-ni, delle miniere e delle poche industrie o attività economiche; dall'altra la sterminata massa dei dipendenti, dei servi della gleba, dei moltissimi disoccupati e sottoccupati. Ora, la vendita all'estero di materie prirr1e, ad esempio del petrolio, permetterà sì un introito· di valuta che sul piano jnterno renderà possibile l'erogazione di salari ad un certo, numero di dipendenti, ma per la maggior parte andrà ad impinguare i redditi personali di pochi privilegiati. Cosicchè, pros·eguendo le tendenze attuali, si ha in valori relativi l'accentuazione di un duplice distacco: da una parte fra i Paesi industriali e quelli produttori di beni primari; e dall'altra, nell'ambito di questi ultimi, fra l'oligarchia dei proprietari e dei notabili ed il proletariato. Nè ~i può sottovalutare la circostanza della continua pressione che sul recldito reale pro-capite viene esercitata dall'incessante incremento· demografico. Queste considerazioni possono forse aiutare a comprendere meglio i mo• tivi della diffusa diffiden.za, ed a volte dell'aperta insofferenza, delle popolazioni africane ed asiaticl1e verso il mondo occidentale. Al fondo di tale stato d'animo non dovrebbero mancare alcune reminiscenze di un regime coloniale non del tutto tramontato e che la politica francese in Algeria si è incaricata di ravvivare. Quando gli occidentali, più o meno in buona fède, si stupiscono di tale stato di cose, dimostrano scarso- senso del}.'obiettività e corta memoria. Tale è il giudizio che ad esempio, si deve formulare per l'Economist) che, nel marzo dello scorso anno, si dimostrava deluso dei consensi e dei favorevoli risultati propagandistici ottenuti dalla Russia con un impiego di aiuti notevolmente inferiore a qt1ello erogato dalle Nazioni occidentali ed in particolare dagli U .S.A.: « Russia gets the kudos while the· West gets the bill >>. In realtà, si è visto sopra che la corrente pratica com- [102] ·Biblioteca Gino Bianco
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